Gli Sharasad fanno il loro ingresso nel panorama musicale con Tales from the Rabbit Hole, un album che racconta storie intense e oscure attraverso sonorità energiche. Nata dalla sfida di imparare insieme e dalla grinta che li ha uniti nei live, la band si è lasciata ispirare da artisti come i Queens of the Stone Age e gli Arctic Monkeys per costruire un sound autentico. Tales from the Rabbit Hole è un viaggio musicale da vivere, sia su disco che dal vivo, e segna per gli Sharasad l’inizio di una carriera promettente.
Iniziamo dal principio. Quali sfide avete affrontato all’inizio del vostro percorso musicale? Quali momenti hanno segnato l’inizio della vostra crescita come band?
Inizialmente la parte più dura è stata prendere vera confidenza con il primo strumento. Abbiamo iniziato a suonare insieme quasi tutti da neofiti, e questa sicuramente è stata la prima vera sfida.
Il primo vero scalino superato che ha segnato di più la nostra crescita è stato il primo concerto, andato oltre ogni aspettativa.
Ci sono stati momenti particolarmente difficili o prove che avete superato e che hanno contribuito a rafforzare la vostra determinazione? Quali lezioni avete imparato lungo il cammino?
Collegandoci alla domanda precedente, sicuramente il dover impegnarsi a migliorare sul proprio strumento per raggiungere un livello che ci permettesse di fare dei live è stato lo scoglio più grosso.
Ma averlo superato ci ha permesso di avere una grossa consapevolezza dei nostri mezzi, della nostra creatività e di quanto ancora in realtà avessimo come margine di miglioramento.
Parlando di ispirazioni: quali artisti o eventi hanno avuto un impatto decisivo sui vostri primi lavori e sulla vostra visione musicale?
I tanti concerti visti insieme hanno influito tanto, inoltre condividiamo tanti ascolti come Queens Of The Stone Age, Arctic Monkeys, The Strokes.
Venendo a “Tales from the Rabbit Hole”, quali sono state le principali influenze musicali e sonore per la realizzazione del disco? Ci sono stati momenti di scoperta o sperimentazioni particolari in studio?
Con il nostro debut album c’era l’intenzione di creare qualcosa che riuscisse ad essere allo stesso tempo energico e oscuro, per poter portare delle canzoni che evochino forti emozioni sia ascoltando il disco sia facendone esperienza live.
In studio abbiamo cercato di rimanere il più fedeli possibile a quella che sarebbe stata la resa dal vivo.
Il titolo dell’album è molto evocativo. Come lo avete scelto e quale significato ha per voi? Cosa vorreste che trasmettesse al pubblico?
Lo abbiamo scelto perché era il titolo di una traccia presente all’interno dell’album, e considerando che ogni pezzo è il racconto di una storia che verte intorno ad un elemento, abbiamo deciso di chiamare l’album così.
Infine, potete anticiparci cosa i vostri ascoltatori possono aspettarsi dai prossimi impegni della band?
Adesso cercheremo di suonare live in giro il più possibile, per farci delle belle esperienze e crescere e migliorare sul palco.