Ieri seri ho assistito al new one man show di Arturo Brachetti.
Nel suo varietà fantastico, surrealistico e funambolico, Brachetti ci porta all’interno della sua casa dei ricordi e delle emozioni.
Attraverso le sette stanze di una casa di bambola fuori dal tempo, i cui spazi sono stati proiettati sul fondale, capovolgendo l’ottica, possiamo vedere la fusione mentale tra realtà e immaginario dell’artista.
Da quelle sette stanze Brachetti crea cinquanta diversi personaggi grazie alla sua magia dell’imprevedibile.
Molto interessante il dialogo tra Brachetti e la sua ombra, che cerca di riportare l’artista con i piedi per terra, l’eterna lotta tra raziocinio e fantasia, che si conclude con lo scontro, fino all’ultimo fascio di luce laser, terminato in un unico fascio luminoso, che indica un’unica personalità impossibilitata a scindersi.
Lo spettacolo, fatto di trasformismo, ombre cinesi, laser e sand painting, in un caleidoscopio di luci, costumi e sorprendenti illusioni, affascina, sorprende, incanta, lasciando lo spettatore in balia della sua stessa emozione, proprio come un bimbo davanti alla più grande meraviglia.
Lo show si intitola SOLO ma a fine spettacolo Brachetti porta sul palco tutti coloro che lo affiancano e dal numero delle persone ci si rende conto, pienamente, della difficoltà e della complessità di ciò che Brachetti porta sulle scene.