Teatro Segreto presenta
Piccolo Eliseo
21 Febbraio | 3 Marzo 2019
Shakespea Re di Napoli
composto e diretto da Ruggero Cappuccio
con Claudio Di Palma e Ciro Damiano
musiche Paolo Vivaldi
scene e costumi Carlo Poggioli
luci Giovanna Venzi
aiuto regia Nadia Baldi
edizione Einaudi
In scena al Piccolo Eliseo dal 21 febbraio al 3 marzo 2019, SHAKESPEA RE DI NAPOLI, lo spettacolo che da 25 anni attraversa i palcoscenici dei teatri italiani ed esteri. Il testo di Ruggero Cappuccio, pubblicato nella Collana Classici Einaudi è interpretato ancora da Claudio Di Palma nei panni di Desiderio e Ciro Damiano in quelli di Zoroastro. La messinscena nata al Festival di Sant’Arcangelo diretto da Leo De Berardinis nel 1994, ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. Shakespea Re di Napoli continua ad affascinare platee e generazioni diverse, costituendo uno dei rarissimi esempi di lunga durata nell’ambito delle produzioni private italiane.
Shakespea Re di Napoli è ambientata nei primi anni del Seicento, è scritta in versi, in napoletano barocco, e narra di Desiderio, un giovane attore scampato a una tempesta e salvato dal suo vecchio amico Zoroastro, che aveva abbandonato anni addietro per seguire in Inghilterra William Shakespeare. Lì Desiderio era diventato ispiratore, amico, forse amante e principale interprete dei ruoli femminili delle opere del Bardo (ricordiamo che in quell’età elisabettiana in cui Shakespeare ci regala immortali personaggi femminili come Ofelia, Lady Macbeth e Desdemona, alle donne era assolutamente proibito partecipare agli spettacoli teatrali). Ma la paura della peste e la nostalgia della sua città inducono Desiderio a tornare in patria. Fa naufragio poco distante dalla sua vecchia casa, aggrappato a un baule contenente i Sonnets che Shakespeare aveva scritto per lui, W.H: W come Will, Desiderio, e H come Heart, Cuore: Desiderio del cuore. Il suo amico Zoroastro, un popolano verace e pratico, poco avvezzo all’arte, non può credere che questo grande scrittore e poeta di cui narra Desiderio, abbia dedicato proprio a lui i versi d’amore più belli che siano mai stati scritti. Anzi, non crede neppure che sia stato a Londra e che abbia recitato in quel grande teatro circolare di cui parla. Magari è tutta una ben architettata bugia, lo sta prendendo in giro, ancora una volta, come faceva da ragazzo.
Il grande filologo classico e grecista Ulrich Von Wilamowitz-Moellendorff definiva la tragedia: «Un episodio della leggenda degli eroi, in sé concluso, poeticamente elaborato in uno stile elevato, in vista della rappresentazione a opera di un coro di cittadini attici e di due o tre attori al massimo, destinato a essere messo in scena nel santuario di Dioniso come parte di una cerimonia religiosa pubblica». Davanti al confronto-sfida tra i due amici che si esprime ora in momenti di altissima e struggente poesia ora di tagliente comicità, davanti al «mistero che si estende progressivamente sulle loro vite», appare chiaro che la scrittura di Ruggero Cappuccio è compiutamente tragica, ma lo è nella forma, nel significato e nel destino della commedia greca, della modernità shakespeariana e della classicità napoletana. È una tragicità che entra armoniosamente nell’idea classica di paideia, una forma elevata di cultura in grado di educare alla bellezza con le sue immagini: «Le sabbie, il Seicento, la peste, un quadro, un baule, l’inchiostro sbiadito dei Sonetti di Shakespeare. Una nave affondata. Un anello perduto. Desiderio e Zoroastro: due amici sorpresi nell’abbraccio di un addio e di un ritorno. L’Inghilterra. Il genio. La bellezza. Le lettere dell’eros del grande poeta di Stratford.»
Il Desiderio di Cappuccio è un Ulisse smarrito, incompiuto, infelice perché incapace allora di cogliere la felicità a causa della nostalgia della sua terra e ora smanioso di tornare al successo che ha lasciato per paura della peste; un Ulisse ferito che non trova pace nella sua comunità e che sembra aver dimenticato la tremenda minaccia da cui era fuggito, o illudersi di averla superata, e che il popolano Zoroastro non riesce a capire ma che ama comunque e gli è fedele. L’intraducibilità della fiammeggiante lingua napoletana usata da Ruggero risuona nel cuore degli spettatori come una musica, una lingua-corpo che risuona alla perfezione nella poesia classica inglese, il testo si stende sulla scena come una partitura, e le luci, perfette, offrono suggestioni caravaggesche. È un concerto per i sensi che permette all’intuito, al sentimento e alla ragione di stabilire ciò che il compositore non dice e non racconta: «L’indicibile del compositore, l’indicibile dell’interprete, l’indicibile dell’ascoltatore. Solo il non detto è degno di essere letto. Solo i silenzi possono veramente essere ascoltati.»
La centralità dei temi della (ri)partenza, della nostalgia e della ricerca della (in)felicità, l’equivocità stessa di tali temi e la loro “intraducibilità” sono elementi che la scrittura di Cappuccio riesce a considerare in tutta la loro complessità come l’essenza stessa della tragedia. Essenza che a sua volta comprende e restituisce una filosofia anglonapoletana del tragico che evolve in commedia. Come sostiene l’autore: «Il conflitto e confronto del teatro elisabettiano con le forme espressive della Napoli barocca sono i presupposti per l’invenzione di una sinfonia del dire, specchiata in significati e ritmi che tendono alla sospensione assoluta di una storia nel tempo. La menzogna, l’indimostrabilità, la falsificazione dei fatti come gesto eversivo in grado di estendere i confini della verità sono in questa scrittura le luci che affermano e negano ogni cosa. Dopo tutto l’arte somiglia alla ricerca di prove che dimostrino eventi mai accaduti.»
PICCOLO ELISEO
Orario spettacoli:
Da martedì a sabato ore 20.00
domenica ore 17.00
prima replica giovedì 21 febbraio ore 20.00
Biglietteria tel. 06.83510216
Giorni e orari: lun. 13 – 19, da martedì a sab 10.00 – 19.00, dom 10 – 16
Via Nazionale 183 – 00184 Roma
Biglietteria on-line www.teatroeliseo.com e www.vivaticket.it
Call center Vivaticket: 892234
Prezzo 20 €