Scarlett Douglas Scott: storicità e amore

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Incontriamo Scarlett Douglas Scott che ci parla del suo ultimo e romantico romanzo

Benvenuta tra le nostre pagine. Faccia conoscere Scarlett Douglas Scott ai nostri lettori: Scarlett Douglas Scott è lo pseudonimo di Solange Mela, il mio vero nome. Lo utilizzo prevalentemente per scrivere noir, giallo e romance, mentre per le pubblicazioni riservate agli adolescenti utilizzo il mio nome vero. Ho scelto di separare i diversi filoni narrativi in baso all’età dei lettori, per non confonderli.

Sono autrice di lungo corso, pubblico lavori dal 1999, e oltre alla narrativa mi sto cimentando alla saggistica critica, un passo che ha richiesto uno studio apposito. Ho aperto da poco un blog, “Ottocentology.it” dove riverso la mia passione per l’ottocento e le diverse ricerche eseguite in circa sei anni sulle condizioni del lavoro femminile, l’aspetto sociale e il livello di istruzione.

Attraverso la ricerca storica prendo spunto per creare romanzi che hanno come protagoniste le donne e la loro lotta per l’emancipazione.

 

Ha appena ripubblicato “Un’eredità per due”. Ce ne vuole parlare? Un’eredità per due è uscito per la prima volta nel 2021 con Astro edizioni, su un progetto della collana Pink.

Dopo essere tornata proprietaria dei diritti di pubblicazione, ho deciso di rimetterlo on line in selj Publishing. L’idea di ambientarlo in Norvegia è stata suggerita dalla curatrice della collana Pink, un’idea nata dal flusso sempre maggiore di romanzi scandinavi arrivati in quel periodo. Il progetto è quello di una storia d’amore, trattandosi di un romance, ma che comprende oltre ai due protagonisti anche l’amore per la propria terra, la Norvegia, e le proprie origini. È anche una storia che parla di separazione, di incomprensioni e in un certo senso di abbandono, per poi ritornare sui propri passi, comprendere le scelte fatte in passato e lasciare andare il rancore.

La sua scrittura inizia da esperienze reali o è un percorso più romanzato? Da entrambe. Come esperienza reale metto la parte intimistica e riflessiva dei personaggi, partendo da un conflitto e cercando nella comunione di intenti di trovare una soluzione positiva per il finale. La parte romanzata è in prevalenza lasciata alle questioni romantiche, alla passione, alla relazione di coppia, che è simile per tutte le coppie innamorate o che ancora non sanno di esserlo.

L’esperienza reale  mi permette di creare una base solida su cui costruire la trama attraverso la quale i personaggi viaggiano, per dare loro un background credibile nelle diverse sfaccettature del loro comportamento.

Veronika e Mikhail sono i due protagonisti. Come sono nate queste figure? Veronika è nata dal mio lato oscuro. È una donna solitaria, appassionata del suo lavoro, pragmatica e realistica. Non ama fantasticare sul futuro, ha tutto ben programmato e deciso per tempo. Ha un lavoro stabile di archeologa, la carriera già spianata e organizzata. Ha un fidanzato, Stefano, con il quale sta progettando di acquistare una casa e costruire una sua famiglia. Non intende tornare a vivere in Norvegia, e quando le viene annunciata la morte di sua nonna è con grande fatica emotiva che affronta il viaggio per liquidare il lascito testamentario e disfarsi per sempre del suo passato. Ha una sola amica e confidente, che chiamerà con sé a Trondheim quando sembra esserci la possibilità di ristrutturare l’albergo, l’unica che è in grado di comprendere il suo carattere ombroso e scostante.

Mikhail è l’altro protagonista, l’opposto di Veronika in quanto a carattere e propositi. È una persona solare, ottimista e sognatrice, un uomo in grado di vedere oltre le apparenze e di immaginare un futuro diverso da quello che Veronika si prospetta per l’hotel di sua nonna. Ha una figlia piccola, e attraverso lei vede la possibilità di costruire qualcosa che rimanga nel tempo. L’incontro con Veronika crea un conflitto di interessi, e servirà tutta la sua pazienza e costanza per ottenere da lei la promessa di non lasciare andare in rovina l’hotel.

Per lei la scrittura che cosa è… e cosa le dona? È una forma di terapia. Scrivere mi permette di focalizzare sensazioni, sentimenti, emozioni. Creare una storia da voce a situazioni che a volte mi trovo a vivere, che vorrei avessero presi sentieri diversi. Il “cosa succederebbe se…” è sempre la molla che mi fa scattare una nuova trama, lo studio di una diversa prospettiva, e spesso la ricerca storica dietro un romanzo è un ottimo supporto all’immaginazione.

Più che creare storie, racconto storie che in parte mi sono accadute o sono accadute a qualcuno che conosco, mascherando i protagonisti, capovolgendo le situazioni, ma alla fine narrando una storia che già conosco.

Questo mi permette di svuotare la mente, sempre troppo affollata, e imparare sempre cose nuove, anche  da storia passata.

Prossimi impegni o scritti? Diverse opere romance storiche in corso d’opera, storie che devo chiudere, ma che richiedono ancora ricerche e approfondimenti per non incorrere in anacronismi.

Poi ho altre storie iniziate, sulle quali sto lavorando da qualche anno, alternandole tra loro.

In particolare sto lavorando su due testi, un distopico e un SF, che per la particolarità dei contenuti di carattere religioso e metafisico procedono lentamente quando ho ben chiaro il percorso che voglio far prendere alla storia.

- 18/06/2024

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