“RUINS” riparte dalle “Rovine del Tutto”, dalla mera percezione di un Cosmo in disfacimento che ripiega su sé stesso, i cui diversi elementi collidono e si trasformano. RUINS è una tempesta analogica di suoni che irrompono nello spazio, lo avviluppano in una atmosfera plumbea aperta a dinamiche e sviluppi imprevedibili.
La ricerca musicale di Andrea Agosta, dopo “The River”, composto prima dell’era Covid-19, traccia una linea bianca all’interno di una realtà, quella contemporanea, che appare buia e incerta. RUINS sono le rovine dalle quali ricominciare: il bianco contrapposto al nero, così come il caseggiato della copertina del brano, immerso in una dimensione pulviscolare, quasi monocroma, splende di luce propria al centro di un paesaggio spoglio e minimale.
Nel precedente Ep, dedicato idealmente al pittore espressionista Mark Rothko, i suoni si stagliavano in una tela immaginaria come grumi densi e compatti di colore, violente pennellate di chitarre sferraglianti e riverberi digitali: adesso è la luce nella sua variante più essenziale, il bianco, a caratterizzare nuove possibilità di significazione, rinnovati slanci e aperture, alla ricerca di una sospensione del senso.
Il nuovo lavoro di Andrea Agosta abbraccia inedite tessiture elettroniche che vanno dall’ambient all’IDM più classica degli anni 90( basti pensare alle produzioni della londinese WARP), le chitarre diventano appena un sussurro, fraseggi di loop quasi impercettibili, mentre i sintetizzatori si intrecciano in un sottile gioco di equilibri sintetici, architetture complesse e suoni distorti. Il sound viene impreziosito da una maggiore ricchezza percussiva data dal continuo e variante pulsare di ritmiche destrutturate.
Link streaming: https://open.spotify.com/album/6KOGM3CdKjQU5Prsk1A9DZ