Mer 1 novembre, Casa della Musica, h 20:30
In collaborazione con Segnali di Vita_Il Rumore del Lutto Roberta Baldizzone White QuartetSome Pictures Roberta Baldizzone, composizioni e pianoforte
Gabriele Fava, sassofoni
Michele Bonifati, chitarra ed elettronica Marcello Canuti, batteria
Casa della Musica di Parma, 1 novembre: torna al ParmaJazz Frontiere Festival Roberta Baldizzone per presentare il suo nuovo album Some Pictures. La formazione è quella del White Quartet, una oramai ben consolidata se pur poco convenzionale formazione che vede Roberta Baldizzone al pianoforte affiancata da Gabriele Fava al sax soprano e tenore, Michele Bonifati alla chitarra elettrica e Marcello Canuti alla batteria. Un quartetto che lavora sulla destrutturazione e riorganizzazione della forma, indagando le molteplici possibilità di incorporare l’improvvisazione all’interno della pagina scritta. E che, in questo ultimo progetto, esplora l’espressione musicale del linguaggio figurativo, il confluire dell’immagine in suono attraverso l’elaborazione di forma, colore e movimento toccando molteplici riferimenti musicali dal folk, al rock fino al jazz di matrice europea. Il concerto è in collaborazione con Segnali di Vita _ Il Rumore del Lutto.
I brani, anche questa volta interamente nati dalle mani della pianista, offrono una visione più ampia della sua tavolozza compositiva. Il risultato, come si anticipava, è un’opera che abbraccia molteplici aspetti del jazz (tolto), dagli anni Settanta del Novecento fino alla contemporaneità, e che comprende molte sue contaminazioni. Questa volta il focus è rivolto alla narrazione, pur non abbandonando una forte predilezione per la sperimentazione.
Alla base dell’indagine musicale di questo disco restano infatti l’interagire di composizione e improvvisazione, la loro fusione all’interno della forma e una ricerca sugli impasti timbrici. Some Pictures esplora l’universo delle immagini, siano esse scaturite da dipinti, ricordi o istantanee di accadimenti reali. Il confluire delle immagini in suono passa attraverso la sensibilità di quattro narratori, guidati da una partitura, ma lasciati liberi di raccontare la propria versione della storia, lungo le trame del tessuto musicale. Non si tratta tanto di musica descrittiva o di una sinestesia tra sfere sensoriali distinte, quanto di un pretesto per conferire movimento all’immagine e rendere la musica che ne trae origine quanto più possibile ‘viva’.
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