Il 26 settembre scorso è morto Paolo Bordoni. L’ho saputo soltanto ieri, ascoltando la radio. Era un pianista inimitabile, l’avatar della grazia, della gentilezza. Anche come uomo. In chi lo conosceva, in chi lo amava, lascia un vuoto incolmabile. Gli ho dedicato una poesia.
A Paolo
Ci incontrammo una notte al Colosseo.
E fu amicizia. Solidarietà.
Nel mondo c’è chi nasce bello, e chi
senza sua colpa, nasce brutto. Amen.
Per tutti, o brutti o belli, resta uguale,
però, la conclusione. C’è giustizia,
nel mondo, mi dicesti. Riflettevo,
Paolo, tra me, che un angelo voleva
quella notte mostrarsi con la faccia
di un demonio. Se non a me, al mondo.
Ma la bellezza, anche di te, non solo
ci appariva evidente, e luminosa,
quando una prima volta folgoravi,
mostrandoti, la vista di chi t’era
davanti, e indovinava la tua forma.
Ma invadeva la sala quando calmo
sedevi al pianoforte, e Weber, Schubert,
Chopin, Ravel dalle tue mani al mondo
vivo restituivano il prodigio
di una resurrezione: se la nostra,
o la tua, lasci all’angelo scoprirlo.
Fiano Romano, 28 ottobre 2022