P.d.C. (Poetica Da Combattimento): l’alchimia tra rock e poesia

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P.d.C. (Poetica Da Combattimento) è un progetto musicale nato nella primavera del 2019, composto inizialmente da Alfonso D’Auria e Antonio Maiuri. La loro visione artistica ha iniziato a prendere forma con un percorso di ricerca che esplora il legame tra musica rock e spoken word, abbracciando sonorità noise e poesia. L’obiettivo centrale del duo è quello di liberare la parola da qualunque tentazione retorica, per una necessaria emotività, creando un’esperienza sonora unica e intensa.

Nel 2022, l’incontro con Ruben Iardino ha segnato un punto di svolta per P.d.C. La nuova formazione ha creato le condizioni perfette per intraprendere un percorso che ha portato alla realizzazione di “LIFE”, il loro primo lavoro in studio. Questo album rappresenta un punto culminante nella loro esplorazione artistica, fondendo elementi di rock, noise e spoken word in un amalgama sonoro distintivo e potente.

Dopo il successo dei singoli “Basta così poco”, “Il mondo non è feat. ‘O Zulù” e “Due maree”, P.d.C. sono pronti a presentare il nuovo singolo “Vendo e Compro”. Questo brano, prodotto da Filippo Buono al Monolith Recording Studio con la collaborazione artistica di Ruben Iardino, è stato pubblicato e distribuito da Overdub Recordings via Ingrooves/Universal Music Group.

Intervista ai P.d.C. (Poetica Da Combattimento)

La vostra band ha un nome molto particolare, Poetica Da Combattimento. Potete raccontarci l’origine del nome e cosa rappresenta per voi?
Il nome è nato in occasione della prima esibizione. Dovevamo esibirci con una performance di poesia e musica, solo voce e chitarra, all’interno di una rassegna metal hard-core in cui eravamo evidentemente degli intrusi.
Ci occorreva dunque un nome che ci desse la grinta e l’energia per affrontare la situazione.
E quindi P.d.C. Poetica da combattimento: una dichiarazione di intenti, un auspicio, una sintesi, un’arma caricata a bellezza e poesia.

“Vendo e Compro” utilizza l’anafora come figura retorica. Perché avete scelto questa tecnica e come pensate che contribuisca al messaggio del brano?
I nostri testi nascono spesso di getto, sono scritti in pochi minuti, quindi in principio non è stata una scelta, ma una conseguenza dell’ispirazione del momento. Detto questo, l’anafora è una tecnica molto affascinante, usata spesso da Mariangela Gualtieri che per noi è un punto di riferimento. La ripetizione in principio di verso contribuisce a rinforzare ed esplicare al meglio un concetto, perché offre l’opportunità di indagare quanti sensi può avere una parola e quante forme riesce ad assumere. Questo aiuta l’ascoltatore ad avere tanti punti di riferimento e quindi, si spera, tante cose in comune.

Come si è evoluto il vostro sound nel corso degli anni? Ci sono stati momenti o influenze chiave che hanno segnato il vostro percorso musicale?
Questo lavoro discografico porta con sé anni di ricerca e di incontri quasi sempre casuali. Alfonso e Antonio musicalmente si sono conosciuti poco prima della pandemia, quindi c’è stato tanto tempo per provare, sbagliare, cadere, strappare, ricostruire e fondere i percorsi artistici in un unico mondo sonoro. Poi ci siamo guardati intorno per capire come far sbocciare questo seme, ed è lì che sulla nostra strada è apparso Marcello Venditti di Overdub Recordings che, da visionario qual è, ha raccolto la sfida investendo su di noi. Sicuramente l’incontro con Ruben Iardino (produttore artistico) ha portato il lavoro a maturare un’intellegibilità dei brani decisamente più trasversale. Per non parlare di Filippo Buono di Monolith Recording Studio, dove abbiamo registrato, mixato e masterizzato il disco. Filippo ha vestito i nostri brani con un gusto che abbiamo sposato sin dal primo istante. “Approfittando” del momento di stop dato dalla pandemia, abbiamo lavorato molto in sala per creare uno stile che fosse identitario e che avesse pochi punti di riferimento per chi ne fruisce. Ma inevitabilmente la musica che abbiamo ascoltato nella nostra vita ha influenzato le nostre scelte; parliamo di Radiohead, Animal Collective, The Doors, 99Posse, Massive Attack, Bluvertigo, Afterhours, Piero Ciampi, Subsonica, CCCP, The Cure, Fabrizio De Andrè, Daniela Pes, Iosonouncane.

La figura mascherata nel videoclip di “Vendo e Compro” ha un forte impatto visivo. Potete parlarci del significato dietro questa scelta e di come è nata l’idea?
La particolare maschera interpretata dal front-man Alfonso è in primis un omaggio alle maschere in lattice di Danio Manfredini. Alfonso, che nasce come attore, diplomato all’accademia d’arte drammatica del Bellini di Napoli, ha lavorato con Danio per tre anni. Questa esperienza ha segnato decisamente il suo gusto artistico. La preziosissima realizzazione della maschera è di Antonio Stoccuto, anch’egli allievo di Manfredini. Per quanto riguarda i motivi di tale scelta scenica, Francesco Rocco (il regista) oltre al semplice fatto di non voler dare un volto al personaggio, ha immaginato il video come un percorso interiore e sociale, e in quanto tale non poteva non esserci una maschera.

La location dell’ex Italsider di Bagnoli ha una forte valenza simbolica. Come avete scelto questo luogo e quali sono state le sfide nel girare il video lì?
In primis sia Ruben che Alfonso sono di Bagnoli, con una storia familiare molto legata a quel posto. Con Francesco Rocco, il regista del videoclip, c’era da tempo l’intenzione di fare un lavoro proprio nel cantiere dismesso. Francesco ha pensato al video in reverse sin da subito, lo vedeva già così, svolgersi all’inverso “da una progressista involuzione ad un ritorno all’essenza”. L’ex Italsider di Bagnoli rappresenta la regressione ed il degrado camuffati da progresso. Era perfetto. Oltre ovviamente alla suggestione e alla potenza visiva che riesce ad offrire.

 

- 24/06/2024

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