Intervista a cura di Barbara Puppo
Il punk rock scorre nelle loro vene. Rimasti fedeli alle loro origini, i Lost tornano con nuova musica e tante sorprese per il loro pubblico. Dopo l’uscita di ‘Attaccchi di panico’, Walter e Roberto pubblicano il nuovo singolo ‘Noi’, un abbraccio alla libertà di essere chi siamo senza lasciarci influenzare da regole o aspettative. Siamo spesso intrappolati in realtà che non ci appartengono dal futuro già tracciato. Solo noi sappiamo davvero ciò che amiamo e vogliamo essere” – spiegano. Il brano è una cavalcata punk rock che culmina in un inno alla libertà di essere se stessi. A maggio arriverà il nuovo e attesissimo album.
Complimenti per il nuovo singolo!
Roberto: Grazie, mi fa molto piacere, noi ci siamo divertiti tanto a farla quindi è bello sapere che le nuove canzoni sono apprezzate.
Parlando della nuova canzone, da dove è nata l’idea per questo nuovo singolo?
RMi piacerebbe tantissimo riuscire a risponderti a questa domanda, perché riuscire a capire qual è la genesi di una determinata canzone è difficile. Considera che noi continuiamo a scrivere, scriviamo tantissimo, non abbiamo mai scritto come negli ultimi due anni, però quando è arrivata questa canzone aveva qualcosa. Aveva qualcosa che le ha fatto prendere la precedenza rispetto alle uscite delle altre, perché avevamo altri singoli in programma. Ci siamo ritrovati con questa bomba tra le mani.
Avete capito che era quella giusta?
Sì, poi è difficile scegliere le canzoni con le quali uscire, perché è la classica cosa sulle quali ci si può metaforicamente mettere le mani addosso, però per fortuna non è successo stavolta.
Quindi siete subito partiti forte. Ma questo brano, anche dal testo, rispecchia la società di oggi, le nuove generazioni, il pensiero che dilaga al giorno d’oggi anche tra i giovani?
Rispecchia non solo la società di oggi, ma soprattutto anche quella nella quale siamo cresciuti io e Walter, quindi si parla anche di quella società che c’era una ventina di anni fa, quella che bene o male, anche se non te ne rendevi conto, cercava di incanalarti in alcune scelte. Cercava di indirizzarti, di imboccarti, qual è lo studio che devi fare, qual è il modo in cui ti devi vestire… una serie di cose che a me e a Walter ci stanno molto molto strette. Infatti noi abbiamo sempre lottato contro questa cosa e abbiamo sempre cercato di incoraggiare la gente a dire “Ok, trova la tua strada, capisci chi sei, non uniformarti a quello che ti sta intorno.” Se prendi in considerazione poi che sia io che Walter veniamo fuori dal punk rock che era, diciamo, la base, il simbolo, tutto quello che quella musica rappresentava, e ora siamo diventati quelli che cantano queste cose, a noi fa molto onore.
Siete rimasti fedele al vostro genere, anche se sono comunque passati anni. Avete mai pensato di cambiare genere e provare qualcosa di nuovo?
Abbiamo cambiato tanti generi perché, essendo anche musicisti, siamo aperti ad ascoltare tutto quello che ci passa per le mani. Ci siamo sempre fatti contaminare da quello che ci stava attorno, quindi siamo partiti col punk rock, siamo arrivati a fare un genere più leggero dove abbiamo messo dentro tantissimi strumenti, poi siamo arrivati a fare elettronica e adesso siamo tornati in realtà a quello che è la nostra vera natura, quello che ci fa stare bene, quello che quando non ci mettono in mano gli strumenti ci sentiamo liberi.
Quindi la sperimentazione ci sta, però poi alla fine capisci che non è quello che fa per te.
Giusto, noi ce l’abbiamo sempre avuta questa cosa dentro. Eravamo riusciti a contenerla in una fase della nostra vita, ma adesso che non abbiamo da rendere conto a nessuno possiamo fare quello che vogliamo perché siamo completamente indipendenti e privi di ogni catena che il sistema può metterci addosso. Lo facciamo e basta, non ci facciamo neanche più tante domande. I prossimi pezzi saranno sempre su questa falsariga, punk rock, ma anche più aggressivi, anche più diversi, ma anche più elettronici. Cosa vuoi, la musica è bella per questo, no?
Nel tempo vi siete lasciati, avete avuto altri progetti, poi siete tornati insieme. Nel corso del tempo, i fans vi hanno supportato, vi hanno continuato a seguire, nonostante sia passato tanto tempo dagli inizi. Avete avuto nuove generazioni, nuovi fans che hanno cominciato a seguirvi di recente?
Dobbiamo un sacco ai fans perché anche quando abbiamo avuto momenti di alto e basso gradimento o alta o bassa partecipazione, loro ci sono sempre stati, ci hanno sempre incoraggiato, volevano sempre canzoni nuove e noi perché non farlo? Quello che vogliamo è fare musica e esprimere quello che proviamo tramite questo mezzo. Loro ci sono sempre stati e ne abbiamo trovati nuovi, abbiamo trovato le nuove generazioni che hanno riscoperto i nostri dischi vecchi, ma che soprattutto stanno amando il nuovo genere. Questo è importante perché se nessuno ascolta la tua musica non vai da nessuna parte.
Avere anche un riscontro positivo è un sostegno importante per uno che suona per gli altri.
Non è tanto la voglia di fama, è soprattutto quanto ci sentiamo in parte in dovere di dover sfruttare questi talenti, queste cose che sappiamo fare bene e che riusciamo a mettere in musica e in parole, è dare voce a delle persone che magari non riescono nemmeno a dare un nome e un cognome all’ansia, agli attacchi di panico, alla sensazione di essere fuori posto a una festa o ai pranzi di Natale, quelle cose lì, magari non sanno nemmeno loro cos’è. E siccome noi ci siamo passati, l’abbiamo vissuto, l’abbiamo affrontato e ci lavoriamo ogni giorno, riusciamo a metterlo in musica e questa cosa aiuta. Questo è quello che ci hanno detto i ragazzi quando vengono ai concerti. La gente viene e dice “Che bello, state cantando quello che non riuscivo a capire e a dire io.”
Molto spesso le persone si ritrovano dentro le canzoni e a dire “La canzone non l’ho scritta io, ma sento che queste parole fanno per me. Raccontano un po’ anche la mia storia, le mie sensazioni, a volte.”
È esattamente così. Nel senso, noi abbiamo sempre ascoltato la musica in maniera differente. Quando avevamo 16 anni io e Walter sentivamo delle canzoni e dicevamo proprio “Cavolo, questi siamo noi, perché? Come fanno loro a sapere quello che sto provando io?” Perché ci sono passati anche loro e adesso noi con la maturità di trentaseienni ci sentiamo di dare una pacca sulle spalle a questa gente e dire “Oh, noi ci siamo passati, ce la fai anche te.”
Quindi è un po’ un ciclo.
Per fortuna è un ciclo. Noi magari ascoltiamo ancora dei gruppi che ascoltavamo quando avevamo 15 anni che ci dicono altre cose nuove, diventiamo più saggi con il passare del tempo. Quello che diciamo nella canzone Noi è quello che viviamo tutti i giorni e in cui siamo passati prima delle nuove generazioni, e adesso cerchiamo di passare questo aiuto, per quanto possibile. Ci fa stare bene fare queste canzoni, quindi per noi è importante quello.
A maggio uscirà il nuovo disco. Quale sarà il filo conduttore delle canzoni?
Walter è quello che scrive praticamente tutti i testi, però ha bisogno di parlare di qualcosa che sta vivendo veramente. Non è un cantastorie, quindi non è uno che si può inventare una storiella e raccontartela. Ci capita spesso di confrontarci sui testi e sulle tematiche che vogliamo affrontare, così le tematiche sono quelle cose che noi effettivamente viviamo. Può essere in uno spirito di appartenenza a qualcosa come dicevamo prima, il fatto che ti senti a disagio in certe situazioni e non capisci perché. Sono tutte tematiche molto delicate, quello sì, però ne parliamo per esperienza. Quindi quello che ci dicevamo prima sostanzialmente, il fatto che le tematiche sono cose che proviamo, sono cose che abbiamo passato e alle quali vogliamo comunque dare un nome e un cognome.
Quindi le canzoni sono anche sono anche più vere, le sentite più vostre avendole vissute in prima persona?
Esatto, sennò pensa che fatica sarebbe cantare una canzone che non hai scritto tu, perché per fortuna noi non ci siamo mai fatti scrivere le canzoni da altri. Non riusciamo proprio a cantare qualcosa che non sentiamo. Poi quando vai dal vivo la devi sentire la canzone. Noi ci divertiamo, facciamo un grande spettacolo dal vivo, la gente viene a spaccarsi le spalle e a saltare, a divertirsi, a urlare al concerto e quelle cose le riesci a ottenere solamente se quello che stai cantando te lo senti o l’hai vissuto. Devi fare un po’ come un attore che si cala nella parte che deve recitare. Noi quelle canzoni le abbiamo vissute e le cantiamo e questo messaggio arriva alla gente.
Dopo l’uscita dell’album avete in programma dei concerti?
Assolutamente sì! Noi siamo delle bestie da palco, dobbiamo suonare, dobbiamo portare in giro le canzoni in quel contesto. Quest’estate confidiamo di battere a tappeto il più possibile, quindi non sparo date o numero di date, però il desiderio, la voglia e la volontà sono quelli di suonare tanto. Io e Walter speriamo veramente di essere riusciti a trasmettere il messaggio nelle canzoni. Siamo molto fiduciosi. Sicuramente farà ballare tutti.