“Lasciare andare” di Max Deste: la scrittura come rimedio al caos

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Nel romanzo in versi di Max Deste dal titolo “Lasciare andare” il protagonista è un “genio sfortunato”, come definito nella prefazione del libro.

Costui è una persona introversa che ama la solitudine ed è di solito depresso. La perdita della madre in tenera età ed il padre violento acuiscono ancora di più la sua propensione verso il suo mondo interiore, un mondo caotico, disordinato, un mondo causato anche da un maltrattamento disfunzionale.

La perdita della madre e il padre violento sono alla base di alcuni suoi comportamenti distruttivi: vagabondaggio, uso eccessivo dell’alcool o i pensieri di suicidio che spesso si avvicendano nella sua mente. I comportamenti distruttivi rappresentano un modo per colmare mancanze e vuoti esistenziali.

Ed io camminavo solo ed incerto
senza una meta, senza una ragione,
ma infine, come un lampo nella notte,
nel cuore fecero breccia le muse.

Queste parole sono forse tra le più importanti del libro di Deste: la scrittura diventa il rimedio contro il caos interiore, contro la solitudine, contro la sofferenza, contro la malinconia etc. La stessa scrittura provoca anche emozioni forti al protagonista del libro intento più volte in fughe dalla casa paterna. La scrittura e il suo mondo interiore rappresentano la fuga da una realtà vista come una sorta di incubo, una realtà esterna alla quale opporre una realtà interiore come salvifica alternativa.

La bellezza che lo scrittore e l’artista prova a descrivere e che più volte viene nominata nel libro si oppone alle “brutture” del mondo materiale. E il viaggio, altro tema trattato in “Lasciare andare”, è inteso sia come viaggio interiore che come fuga senza fine nel mondo materiale. Anche l’amore e le donne sono vissute dal protagonista come una sorta di vagabondaggio, un viaggio infinito dove egli crede di poter trovare pace e certezze, un viaggio che aumenta solo la sua situazione caotica e tormentata.

Vagabondavo senza direzione,
macinai chilometri su chilometri,
non mi voltai mai a guardare dietro,
le righe bianche erano il mio binario.

Quindi, scrittura come rimedio al caos, come suddetto, scrittura come via di salvezza dal mondo esterno ma anche da se stessi. Il male, come vediamo verso la fine del libro, risiede in forma aberrante nel protagonista e la scrittura diventa pure rimedio al male che risiede in ognuno di noi.

“Lasciare andare” mette in mostra un teatro di sofferenze indicibili, un teatro di tormenti interiori e di efferata crudeltà verso se stessi. Quello che proprio non riesce a trovare il protagonista del romanzo è l’equilibrio. Ma come può trovare equilibrio una persona di base già instabile, una persona alla quale capitano diverse cose funeste!?

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- 16/04/2024

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