C’era una volta un potente sultano che portava al dito un preziosissimo anello di cui andava molto fiero.
Un giorno si presentò a corte un suo carissimo amico, così diceva, che doveva partire per un lungo viaggio.
E questo amico disse al sovrano: “Carissimo, come sai, devo partire per un viaggio che mi terrà lontano da te per molto tempo e perciò ti chiedo di farmi dono del tuo prezioso anello cosicché io, ogni volta che lo guarderò al mio dito, mi ricorderò di te”.
Al che il sultano rispose: “Mio caro amico, so che devi partire e andare lontano ma non ti farò dono del mio anello così ogni volta che guarderai il tuo dito e non lo vedrai, penserai a me che non te l’ho dato!”.
Ogni volta che la vita nega qualcosa, ogni volta che qualcosa non accade, penso al dito senza anello.
Una mancanza: un regalo, una lettera, un amore, una chance, un amico, una parola, un gesto, un traguardo.
Il non accaduto, il non verificato pesa nelle nostre esistenze così come l’accaduto, il verificato.
È parte di noi, della nostra storia, della nostra esistenza.
Ed è del tutto personale, intimo e perciò prezioso e caro talvolta.
Talvolta, perché spesso ciò che non accade, ciò che ci viene negato resta con noi, è in noi, con un tocco di rimpianto e di rammarico perfino.
Sì, perché il non accaduto che però sarebbe potuto accadere, ciò che non è stato ma sarebbe potuto essere, lascia un po’ di amaro in bocca.
Tra le mille possibilità di vita, una sola si lascia vivere.
Ed è innegabile che un “se solo” si insinua nella mente a cui fa da contraltare un “doveva andare così e non poteva andare altrimenti”.
E così dei mille mondi uno solo si rivela effettivamente possibile, uno solo che da “in potenza” diventa “in atto”.
E così si configura la vita di ciascuno di noi: ciò che è convive con ciò che non è, il positivo con il negativo, il pieno con il vuoto.
Come la ruota della bicicletta, che gira e funziona perché i raggi si alternano con l’aria.
Non tutti se ne avvedono, non tutti ci pensano ma così va avanti ciascuno di noi.
Il racconto del sultano e dell’anello, letto in un libro delle scuole elementari, mi torna sovente in mente in varie circostanze.
E non solo nel caso in cui la vita, gli altri negano qualcosa a noi, ma anche quando siamo noi a negare qualcosa: un gesto, un pensiero, un regalo, un amore, una possibilità.
E ciò non sempre è negativo, talvolta è una necessità, spesso una scelta di vita, sempre un’espressione di libertà e della volontà di autodeterminazione, un dare forma alla nostra esistenza, al nostro io espanolfarm.com/.
Forse non a tutti torneremo in mente con un sorriso, ma torneremo in mente comunque… come un anello mancante a un dito!
Pavia, 9 febbraio 2019