Non sono una grande lettrice di romanzi ad ambientazione storica, ma è stato un piacere leggere Il Ribelle di Lamberto Giusti edito da LifeBooks.
Scritto in modo lineare e diretto, per niente prolisso o patriotico e con la giusta dimensione delle descrizioni. Sì, un libro che invoglia alla lettura. I personaggi sono ben delineati e la trama si snoda in modo limpido man mano che si legge. In questo romanzo c’è un pezzo di storia che forse non tutti conoscono e che non è approfondita nei libri scolastici.
La storia nasce a Bengasi, in Libia, durante la colonizzazione italiana nell’era fascista, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale. I rapporti con le popolazioni autoctone sono tesi, sebbene molti italiani, impegnati fra compere e feste, fingono di non vedere il malessere che, ognuno a modo suo, stanno espandendo sui libici. In particolare, conosciamo Guido Bastioni, che di italiano ha l’origine, la lingua madre e un ristretto numero di giorni trascorsi su quel suolo. Un uomo vissuto quasi sempre in Africa, è comunque al servizio del governo attuale come traduttore a Bengasi e svolge le sue competenze con grande professionalità, senza essere un arrivista. Guido non è fanatico e riesce a rimanere distante dalle ideologie del momento. Non è cieco a ciò che sta accadendo intorno a lui e non si ritiene d’accordo sulle politiche del regime di Mussolini. Quando viene catturato il ribelle Omar al-Mukhtar, le vite di Guido, che fa da traduttore, e del prigioniero si intrecciano e nasce una sorta di considerazione vicendevole.
Quello che emerge da questa lettura è la differenza di ideologie, ma anche il rispetto che hanno due uomini, così diversi, l’uno verso l’altro in una terra occupata dalla colonizzazione italiana.
E’ stata una lettura gradevole e culturalmente interessante.
Un romanzo da non perdere!