La Poesia, mistero di un talento naturale. Parola di Fabrizio Cavallaro
Fabrizio Cavallaro vive a Catania, dove è nato nel 1967. Si occupa principalmente di scrittura poetica e teatrale e di fotografia. Ha pubblicato alcune raccolte di versi, tra cui Latin lover (Prova d’autore, 2002 – prefazione di Attilio Lolini); Poesie d’amore per Clark Kent (Lietocolle, 2004); Sala d’aspetto (Eretica, 2017); Di seconda virtù (Interno Poesia, 2017 – prefazione di Gandolfo Cascio); Indiscrezioni (plaquette d’arte – Gaele Edizioni, 2018); Estività (Ensemble edizioni, 2018); In febbre e sudori (A&B editore, 2019); Figure terrene (Lietocolle, 2020); Alta stagione (RP libri, 2021); Le ore (Controluna, 2021).
A metà del passo è la sua raccolta poetica appena pubblicata da Nulla die
Autore di numerose pubblicazioni e di mostre fotografiche, esposte in diverse località italiane, vivi e operi a Catania, tua città natale. Come definisci l’ambiente culturale siciliano in questo momento?
Beh, direi che l’ambiente culturale, specificamente l’ambiente letterario, siciliano non si differenzi molto da quello nazionale: sono entrambi fissi in un blocco di interessi e conventicole per cui non si guarda più al valore artistico, ma a quel che si può avere in cambio, se ti faccio un recensione tu ne farai una a me. Ci sono dei “baroni” che detengono certi poteri nell’editoria ed anche nel giornalismo letterario, e delle cerchie di interessi difficili da penetrare.
Non vedo la situazione molto felice, non vedo prospettive di miglioramento peraltro.
La presentazione della tua ultima opera “A metà del passo” è affidata, nella quarta di copertina, a due versi:
“Ci sarà tempo ancora di imbastire
poesie sulla veranda del cielo?”
Qual è il tuo stile poetico?
Il mio stile poetico si forma sui maestri lirici del Novecento, come Sandro Penna, Dario Bellezza, Pier Paolo Pasolini, Amelia Rosselli, Bartolo Cattafi, Attilio Bertolucci etc. Non mi piacciono i poeti “a tavolini” straboccanti di letterarietà; penso ancora alla poesia come qualcosa che provenga dal mistero di un talento naturale.
“La fisicità di luoghi ed elementi sono in connubio con le emozioni divenute versi”. Sei d’accordo con questa affermazione a proposito delle poesie contenute nella silloge “A metà del passo”?
Totalmente d’accordo.
Hai dedicato, alcuni anni fa, assieme a un altro autore, l’omaggio letterario a Sandro Penna. Chi è per te Sandro Penna?
Il più grande poeta del Novecento, per quanto riguarda i suoi versi e per quanto riguarda il suo modo di vivere e vedere la vita, l’amore, l’essere poeta. Posso trovare nel Novecento italiano esempi di un vissuto poetico come quella di Sandro Penna in Dario Bellezza (il mio più grande maestro) e Alda Merini.