Iracema
José Martiniano de Alencar , traduzione a cura di Virgilio Zanolla
pubblicato per la prima volta a stampa in lingua italiana
Pubblicato nel 1865, Iracema è una sorta di «poema in prosa», il secondo romanzo della cosiddetta «trilogia indianista» dello scrittore (gli altri furono O guarani, 1857, e Ubirajara, 1874): un’opera famosissima in Brasile, dove ha ispirato dipinti e monumenti, un’opera lirica, film, tele e radionovelas e fumetti, mentre il nome della protagonista — che è l’anagramma di America — è oggi piuttosto diffuso nella popolazione brasiliana. Ambientato nel vasto territorio dell’allora Capitania del Ceará circa nel 1612, all’epoca dell’espansione delle colonie portoghesi in Brasile, esso narra in 33 brevi capitoli l’infelice storia d’amore tra il «guerriero bianco» Martim Soares Moreno (personaggio realmente esistito, al quale si deve tra l’altro l’erezione del primo forte sul luogo dove sarebbe sorta la città di Fortaleza) e la principessa indigena Iracema, la «vergine dalle labbra di miele», figlia di Araquém, il pajé (sacerdote, stregone) della tribù tabajara. Nella vicenda sono presenti anche altri personaggi storici, come i capi degl’indios pitiguaras Jacaúna e Camarão e quello dei tabajaras Irapuã.