A Cyrano Factory conosciamo Alberto Fonti.
Benvenuto sig. Fonti tra le nostre pagine. Si descriva con una frase: Credo che la frase che mi rappresenta meglio sia quella che ho riportato sul mio profilo Instagram: “professore per scelta, cantante per passione, scrittore per caso”. Il mio lavoro principale è infatti quello di insegnare Disegno Tecnico alle scuole superiori, di cui ho ottenuto il ruolo sei anni fa, mentre in parallelo canto nei cori d’Opera a livello professionistico, tra cui nel coro del Festival Puccini a Torre del Lago. La scrittura è arrivata quasi per caso, come desiderio di concretizzare storie che mi erano venute in mente e a cui avevo desiderato dare forma.
Come è nato il romanzo “Il cassetto dei ricordi perduti” edito da Calibano Editore: In molti che hanno letto il mio romanzo mi hanno chiesto se avessi preso spunto da una storia vera, ma in realtà nasce da una mia idea che mi venne in mente una volta quando tornavo da ballare con i miei amici e allora decisi di provare a scriverla. Pensai a come quell’idea si sarebbe potuta trasformare e come si sarebbe evoluto il rapporto tra due amici d’infanzia a seguito di un evento tragico che li coinvolge e quindi definii i personaggi e la struttura della trama, facendo uso del flash-back per raccontare episodi passati che evidenziavano la profondità del rapporto tra i due protagonisti.
Che difficoltà ha trovato nella scrittura del suo romanzo? La più grande difficoltà è quella di creare frasi scorrevoli, leggere, in modo da rendere la lettura più facile, immediata, cosa che faccio stampando il manoscritto e leggendolo a voce alta. Un’altra è rappresentata dalla ripetitività di aggettivi o sostantivi che elimino o sostituisco con altri, cosa di cui mi accorgo solo una volta finito il romanzo (o il capitolo) perché più intento ad arrivare alla fine piuttosto che impiegare tempo per un lavoro di finitura che preferisco fare una volta terminato il lavoro.
Nel suo romanzo incontriamo Stefano e Marco, a quale è più affezionato o con cui è entrato in empatia? Nessuno in particolare, nel senso che entrambi sono vittime di quello che è successo tra loro due e che poi li ha allontanati, per cui ho sentito una vicinanza per entrambi ma su fronti diversi: Marco per il senso di colpa per quanto accaduto, Stefano per la sua tragica scelta di porre fine alla sua vita perché il dolore era troppo grande.
Che cosa le ha lasciato questo romanzo?La grande soddisfazione di essere riuscito a realizzare un qualcosa che non mi sarei mai aspettato di poter creare e l’ancora più grande gratificazione di vederlo stampato e pubblicizzato, grazie a un Editore che ha creduto nel mio lavoro. Ho scritto il romanzo, infatti, molti anni fa e solo dopo molte revisioni e invii a numerose case editrici sono riuscito a trovare chi mi ha dato la possibilità di vederlo stampato in maniera professionale. E poi c’è stata l’ulteriore soddisfazione di vincere il primo premio della VII Edizione del Premio Letterario “Dentro l’amore” indetto da Edizioni Convalle, per la sezione Narrativa Edita.