Abbiamo avuto modo di ascoltare “Niente da perdere”, il nuovo singolo di RENESTO e ci ha colpito molto. Un brano dalle sonorità pop che mira a descrivere una specifica dimensione emotiva: una presa di coscienza che, in diversa misura, ogni singolo individuo ad un certo punto del proprio cammino si ritrova a dover esperire, e a cui fa seguito sempre una rinascita, uno slancio emotivo, una energia che scaturisce dall’essersi spogliato di ogni costrizione mentale, da ogni stereotipo ed etichetta. Quando non si ha più “niente da perdere”, si può ripartire da zero.
Ciao Renesto. Com’è nata la tua passione per la musica?
Ciao! Questa è una domanda alla quale riesco a rispondere in modo lucido e dettagliato anche se sono passati diversi anni! Un amico di famiglia mi regalò in occasione del mio ottavo compleanno una tastiera Bontempi; ne ricordo ancora vivamente il colore, un giallo senape, che faceva a pugni con il giallo ocra delle pareti di casa mia! Me ne innamorai subito e tralasciai tutto per incominciare a giocare con quei tasti bianchi e neri di plastica. E da allora non ho ancora smesso!
Il tuo nuovo singolo “Niente da perdere” è un brano che in un certo qual modo parla di rinascita. Com’è nato?
Certo, parla di rinascita e di occasioni che si ripropongono. È nato steso su un lettino al sole in riva al mare assieme a me, credo che sia del segno del cancro o del leone! Come in quasi tutte le mie canzoni l’ispirazione arriva da esperienze di vita vissuta, anche se non sempre personali. A chi di noi, ad un certo punto, non è capitato di realizzare che non c’è più niente da perdere? E quando si arriva a questa consapevolezza credo significhi che si è pronti per ripartire da zero.
Quanto conta per un artista la contaminazione e quali altri stili musicali ti piacerebbe sperimentare in futuro?
La mia idea di musica è contaminazione! Ho mosso i primi passi in questo magico mondo nei primi anni ‘90 in pieno fermento Crossover; mi ha sempre affascinato conoscere e approfondire generi e stili diversi, suonare con musicisti che provengono da altri paesi che hanno arricchito in modo indelebile il mio bagaglio culturale, e mi hanno fatto crescere come persona. Il futuro? Chissà…
Dopo “La migliore hit sulla luna” e “Niente da perdere” stai pensando a un disco? Ci puoi dare qualche anticipazione?
Il disco è pronto, contiene undici brani compresi i primi due singoli già pubblicati, un album scritto in maniera relativamente veloce, tra composizione e realizzazione è passato poco più di un anno. Undici tracce omogenee, interamente cantate in lingua italiana, con sonorità elettroniche anni ‘80, bassi profondi e rotondi e chitarre suadenti. Sarà pubblicato sicuramente prima dell’autunno.
Come hai vissuto questi mesi di quarantena e di emergenza? Hai avuto modo di scrivere nuova musica?
Abbiamo terminato i master del disco due giorni prima del lockdown totale! Nei primi tempi di solitudine confesso che mi sono trovato a mio agio, sono sempre stato bene con me stesso; ho scritto qualche nuova canzone, pensato a nuovi arrangiamenti e perfezionato l’idea che avevo di come eseguire i brani live; poi ha incominciato a pesarmi la mancanza di un calice seduto ad un tavolino all’imbrunire, dei raggi di sole sul volto, del profumo dei tigli e dei gelsomini che inebriano l’anima.
Per concludere, quale messaggio vorresti che arrivasse al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
Cerchiamo sempre di perseguire i nostri piccoli o grandi sogni, e di sognarne sempre dei nuovi, che è ciò che ci fa star bene, che ci completa e ci realizza; godiamo delle piccole cose che ci accadono quotidianamente, non lasciamo che ci scivolino addosso senza osservarle e senza coglierne l’essenza.