Ti sei mai pentito di qualche scelta fatta in questi anni?
Si, certo. A volte si fanno scelte sbagliate che a posteriori non rifaresti. Una scelta di cui mi sono pentito e di cui mi pento spesso è non riuscire sempre a capire chi vuole realmente il mio bene e il mio successo e di fidarmi delle persone sbagliate.
Qual è stato il momento in cui hai capito che la musica non sarebbe più stata una semplice passione?
È una bella domanda! Credo sia stato un processo naturale; ero molto piccolo quando ho iniziato a cantare e ovviamente a 8 anni era solo un Hobby. Poi ho iniziato a fare i concorsi canori e anche lì era una passione di un bambino, ma alla domanda cosa vuoi fare da grande ho sempre risposto: “il cantante”. Poi dopo “ti lascio una canzone” ho iniziato a fare le piazze, a ricevere i primi soldini, per cui se volessimo trovare un momento preciso immagino sia questo: quando è ufficialmente diventata una professione.
Per molti artisti il covid ha avuto molti effetti negativi legati alla produttività. Anche per te è stato deleterio in questo senso oppure sei riuscito a trovare dei nuovi stimoli?
Il Covid è stato senza dubbio un momento molto particolare. Ha lasciato molti di noi, soprattutto chi vive di serate live, senza lavoro per tanto tempo. In generale io sono uno che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e anche in questo caso ho utilizzato questo tempo a casa per scrivere, conoscermi meglio e sviluppare altre passioni.
Quanto è cambiato il tuo approccio alla musica dopo la vittoria al DJ on stage? Ti senti più consapevole?
La vittoria al Deejay è stato un altro piccolo traguardo che mi ha confermato di aver scelto la strada giusta, in caso a volte pensassi di non essere abbastanza. Di certo la mia consapevolezza nei confronti della musica non deriva solo dalle mie vittorie, ma vincere il primo posto con la mia “Trastevere” è stata senza dubbio una bella soddisfazione. C’è comunque sempre tempo e modo per crescere e migliorarsi.