In occasione del lancio del suo nuovo singolo “Interferenze”, disponibile dal 4 ottobre su tutte le piattaforme digitali, Bosco si racconta in un’intervista esclusiva, rivelando le influenze e le esperienze che hanno segnato il suo percorso artistico. “Interferenze” rappresenta per lui un nuovo inizio, un’opportunità per mostrare al pubblico non solo la sua ultima produzione ma anche pezzi inediti custoditi negli anni.
Bosco, artista dal background eclettico, ha esplorato diversi generi, spaziando dal cantautorato al pop elettronico, un percorso che lo ha portato alla scoperta di sé e a una scrittura più matura e personale. Collaborazioni importanti, come quelle con l’autore Stefano Paviani e il produttore Nicola Messedaglia, hanno affinato il suo modo di comporre, permettendogli di giocare con le parole e di esprimere concetti profondi con semplicità ed efficacia.
“Interferenze” è il frutto di influenze musicali contemporanee e italiane, che Bosco trova in artisti come Gazzelle, Coez, Frah Quintale e Blanco, e in sonorità curate dal produttore Laguna, che fonde elementi elettropop e alternative pop. Nella sua visione artistica, Bosco non esita a guardare anche al panorama internazionale, ispirandosi a figure come Harry Styles e Shawn Mendes, senza dimenticare il sogno di cantare davanti a un pubblico che condivide e sente profondamente le sue canzoni.
Scoprite di più su Bosco e sul significato di questo singolo per lui, in una conversazione che esplora la ricerca di autenticità e la passione per la musica.
“Interferenze” è disponibile sulle piattaforme digitali dal 4 ottobre. Quali sono state le principali influenze musicali o sonore per questo singolo?
Le principali influenze sono state, per quanto riguarda la scrittura, gli artisti che ascoltavo di più come Gazzelle, Coez, Frah Quintale, Blanco. Per quanto riguarda la sonorità mi sono affidato a Laguna, il produttore, che ha preso un po’ dall’elettropop e un po’ dall’ alternative pop.
Hai attraversato diversi generi musicali, dal cantautorato al pop elettronico. In che modo questo percorso ha influenzato il tuo modo di scrivere e interpretare le canzoni?
La sperimentazione è stata fondamentale per arrivare alla consapevolezza non solo di quello che mi piace ma anche di quello che mi rispecchia di più come persona. Anche Interferenze è stato un’esperimento, è una canzone scritta ormai tre anni fa che mi ha dato molto, è anche grazie a lei se ora con i pezzi nuovi che sto scrivendo mi sto spostando di più sul versante acustico piuttosto che su quello elettronico.
C’è un elemento o un’esperienza che consideri una svolta nel tuo percorso artistico?
Sicuramente la collaborazione con l’autore Stefano Paviani e il produttore Nicola Messedaglia. Lavorando assieme a loro ho affinato la mia scrittura, che era sempre stata un po’ acerba e “vecchia” passatemi il termine. Ho capito come poter giocare di più con le parole e usarne di meno per esprimere concetti più profondi o creare immagini.
Dopo anni di studio, live e concorsi, cosa rappresenta “Interferenze” per te come cantautore?
Interferenze rappresenta un inizio, rappresenta la voglia di far sentire la mia musica, sia quella nuova che quella che conservo da qualche anno. Ci sono molti pezzi che non ho mai fatto uscire per mille motivi, ma che ora pian piano voglio far ascoltare a tutti, partendo proprio da questa.
Hai qualche artista o band che ti ha ispirato nel corso degli anni e che senti particolarmente vicino al tuo stile?
Di italiano oltre a Gazzelle e Coez, già citati in precedenza, aggiungerei Cesare Cremonini, Samuele Bersani e Mahmood. Come cantanti esteri direi principalmente Harry Styles e Shawn Mendes.
Cosa vorresti raggiungere o sperimentare nella tua carriera nei prossimi anni?
Il mio sogno nel cassetto è sentire un pubblico che canta le mie canzoni assieme a me. Può essere un palco anche piccolo, non ha importanza dove, ma sapere che delle persone sono venute solo per ascoltare e cantare le mie canzoni mi farebbe sentire in qualche modo realizzato.