I-Dea, l’intervista per parlare dell’ultimo album “Umani”

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La  voce degli I-Dea, Gianvito Piliero, racconta tutti i retroscena del nuovo album Umani e il loro rapporto con Omar Pedrini dei Timoria. Pedrini, infatti, partecipa in prima persona prestando la sua voce nell’intro, nel ritornello e nel bridge della titletrack Umani. Una condivisione artistica talmente forte che ha portato il rocker bresciano a diventare anche l’editore del disco con la sua label Senza Vento.

È evidente la vostra ispirazione verso i Timoria, quando e come avete cominciato a seguirli?

Ho scoperto i Timoria con un disco promozionale che mi fu regalato proprio da loro in un negozio di dischi a Torino, arrivai a casa, lo misi su ignaro di quello che mi avrebbe fatto, partii atti osceni e fu amore al primo ascolto. Poi uscirono qualche anno dopo con “Senza Vento” e li si rafforzò l’interesse per questa band che sapeva farmi emozionare, ancora oggi ascoltando i loro dischi mi emoziono, credo che avrebbero potuto dare ancora tanto oggi al rock in Italia.

Come avete vissuto la separazione da Renga e il successivo scioglimento?

No comment….. Renga ai tempi era una delle voci più belle della scena rock, all’inizio credevo che con la perdita di Francesco i Timoria non avrebbero avuto più lo stesso successo, invece poi con l’uscita dell’album 1999 credo che Omar abbia preso pienamente il possesso del ruolo da leader della band, infatti incominciò a cantare anche di più rispetto al solito. Hanno continuato a fare grandi canzoni fino a regalarci la splendida “Sole Spento”.

Ci sono band, oltre loro, che vi hanno influenzato nella creazione del vostro ultimo album?

Sicuramente si, anche se in modo involontario però siamo cresciuti nel periodo più roseo per il rock in Italia ogni settimana usciva qualcosa di nuovo, di figo , io ero quello che in compagnia “scopriva” di più le band italiane, ricordo oltre ai Timoria, i Karma , i Ritmo Tribale, i Quartiere Latino, i Rats, gli Insidia prodotti proprio da Omar, Bluvertigo, Negrita, sicuramente dimentico qualcuno però erano tutte band che avevano il loro perché.

Definireste la vostra scelta artistica più una provocazione per le nuove generazioni o una dichiarazione d’appartenenza?

“Umani” è un disco più di appertenenza, siamo una band rock che ha sempre ascoltato e fatto rock. Provocare i giovani è difficile, loro hanno altri miti musicali purtroppo, stanno perdendo anche il gusto di imparare a suonare uno strumento perché oggi non si vede più nessuno con una chitarra in mano, per noi era un po’ diverso

Si può dire che il rap o la trap siano il nuovo rock?

Non credo, il rock è un movimento che dura da tanti anni, ogni volta che esce qualcosa di nuovo danno il rock per morto ma poi fortunatamente si riprende. Le mode sono cicliche adesso non ci resta che aspettare il suo ritorno. Nulla da togliere a rap o trap, ci sono artisti che stimo come Fabri Fibra, Salmo, mi piace molto come scrivono

Che pensate dei talent show musicali?

I talent non li riteniamo indispensabili, vero ti permettono di arrivare più rapidamente al pubblico però poi dopo un mese magari finisci di nuovo nel dimenticatoio. Al giorno d’oggi sembra sia l’unica strada per mettere la testa fuori.

Senza i social la scena musicale sarebbe diversa oggigiorno?

Per i gruppi emergenti come noi, diciamo che i social sono molto importanti, si può rintracciare qualcuno, con un click sei in contatto con chiunque anche se in modo virtuale. Una volta c’era bisogno del sito web oggi basta avere una pagina sui social più importanti e sei ovunque.In questo periodo con l’uscita del disco e la buona visibilità che stiamo avendo sono una vetrina essenziale per interagire con il pubblico. Anzi ne approfittiamo per invitarvi sulle nostre pagine facebook.com/idearocktorino e instagram.com/i_deaband.

- 13/07/2020
TAGS: I-Dea

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