In vista della recente uscita del suo album solista, Holy 420 ci parla dell’idea del progetto, nato circa un anno fa e maturato recentemente. Un disco introspettivo, coraggioso e prodotto dal collega e amico Tommygothewaves.
Ciao Holy! Finalmente è uscito il tuo album ufficiale. Quando è maturata l’idea del progetto?
L’idea del progetto è nata nel Gennaio 2020, più di un anno fa, è stato un anno di stop a livello di uscite ma il lavoro che ne è uscito fuori spero possa colmare questa mia assenza.
C’è stata una canzone particolarmente difficile da scrivere?
È un disco scritto molto a sentimento, in base a come passavo le giornate, dalla malinconia, alla rabbia, alla tristezza, il pezzo più difficile forse è stato “Mood”. Con questa traccia volevo dare il 100% del mio essere in modo tale che anche chi mi conoscesse sapesse solo ascoltando la persona che sono.
Il primo pezzo del disco che hai scritto?
Il primo pezzo che ho scritto è “Holy” il progetto ruota tutto attorno a quel brano.
“Holy” ha la peculiarità di non contenere nessun feat. Volevi che il progetto fosse tuo al 100%?
Assolutamente si, ammetto di aver pensato ad un eventuale featuring ma andando avanti ho capito sempre di più che questo progetto era proprio mio e all’interno di esso, forse, non si sarebbe potuto adattare nessuno.
Ti sei affidato ad un producer in particolare per la realizzazione dell’album?
Il disco è interamente prodotto da Tommygothewaves, lui cura tutto il lato strumentale delle mie tracce da anni, per questo riesce a cogliere tutte le mie sfumature. Senza di lui il disco non avrebbe avuto la stessa intensità.