Gùlana: il ritmo infinito di ‘Che bella l’estate’

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“Che bella l’estate” è un brano che racconta una storia d’amore finita ma ancora viva e mai dimenticata. Una canzone fresca, ballabile, con il refrain di quelli che rimangono in testa, un pensiero estivo che ci porta verso il mare, che fa danzare diapositive nella mente, camminando lungo il bagnasciuga o seduti sotto un ombrellone. Atmosfere estive tra il profumo malinconico di momenti passati troppo in fretta, tra illusioni sotto il sole, stelle inaffidabili che non cadono e sale sulla pelle. Ma al tempo stesso voglia di ballare, di tuffarsi “in questo mare”, col sorriso di chi ha ancora voglia di ricominciare. La linea di basso, che richiama la Disco, si unisce alle chitarre di Simone Gianlorenzi e alle tastiere synth di Francesco Santalucia, con l’apporto in produzione di Andrea Fabiani e Carmine Simeone, per creare un sound vintage che fa battere le dita sul cruscotto. Un riff accattivante ci trascina in un viaggio ritmico negli anni ’80 che, unito a parole eleganti, dona un tocco di modernità e crea un’atmosfera sognante capace di farci evadere.

Quali sfide hai affrontato quando hai iniziato la tua carriera musicale?
Credo che le sfide più grandi e complesse siano sempre quelle con te stesso. Già decidere di proporre le proprie canzoni può essere una sfida. Le canzoni sono qualcosa di intimo, confidenze dell’anima che fai agli altri. É come svelarsi, spogliarsi davanti a tutti. Che poi, a seconda della situazione, puoi fare con timore o col piacere di farlo.
La musica però la vedo più come un complice, le sfide provengono più dal suo intorno. Ci sono aspetti che molti nemmeno immaginano, attratti soltanto dal lato patinato. Sacrifici, rinunce, risorse finanziare limitate, rifiuti, critiche spesso senza criterio. La passione ti porta a muovere in avanti anche in assenza di un tornaconto, almeno economico. Personalmente anche riuscire a bilanciare tutto con il lavoro è stato un compito impegnativo. Così come far capire agli altri che per te quella cosa non era un capriccio infantile. Sfida vera forse è tenere alta l’automotivazione nonostante le difficoltà, il ricordarsi costantemente perché si è scelto questa strada.
Può venire da sorridere, ma ora che ci penso, la sfida più grande è dover imparare a convivere con i Social media e altre strategie di marketing… Non sono bravo con queste cose, ma ne comprendo l’importanza. Oggi inevitabili.
Scherzi a parte, credo che superare questi ostacoli è stato fondamentale per rafforzarsi.

C’è stato un momento difficile che hai superato e che ha contribuito a plasmare la tua determinazione?
Quando intraprendi un percorso a livello professionale i momenti difficili inevitabilmente non mancano mai. Fare musica credo sia una delle cose più belle, vivere di musica ancora di più, ma non è facile. Spesso, pur avendo belle canzoni, gli artisti devono autoprodursi, perchè non tutti sono disposti a investire sul tuo progetto. Sono sacrifici che troveresti anche il modo di affrontare, se ci fossero poi vetrine per gli emergenti, per i nomi meno “grandi”, affinché farsi conoscere. Ci vorrebbe una distribuzione più alla portata, una divulgazione più coraggiosa, meno stretta nel meccanismo del business. E oggi non è semplice. Io penso di aver provato momenti difficili comuni. Constatare che le proprie canzoni piacciono alla gente che le ascolta è appagante, ti da energia, ma al al tempo stesso a volte rilascia un po’ di amaro in bocca, pensando a una mancanza di distribuzione adeguata, incapace di fare arrivare la tua musica alle orecchie della gente. Ti da la sensazione che tutto rimanga in un recinto. Però fare musica è bello.

Quali artisti o eventi hanno avuto un impatto significativo sui tuoi primi lavori?
Gùlana è un progetto nato da poco tempo. La cosa che entusiasma è ricevere molti apprezzamenti e consensi. Io vengo da esperienze in band e questo, anche se ho un team di fidati collaboratori, è il mio progetto cantautoriale. Posso dire che un impatto significativo, lo hanno dato professionisti e musicisti eccezionali, quali Andrea Fabiani, Simone Gianlorenzi, Francesco Santalucia, Luigi Cammuca, Nicolò Pagani, Giovanni Todaro, Max Baldassarre, Adrian Bergamino. Avere le persone giuste accanto che ti mettono a proprio agio è determinante e io mi ritengo fortunato ad averli nel progetto.

Quali sono state le principali influenze musicali o sonore per questo singolo?
Che bella l’estate è nata in modo naturale, quasi sbocciata da sola, sia nel testo che nella musica. Non c’è un’influenza in particolare che abbia inciso più di altre. Probabilmente si tratta di un insieme di cose. Scrivere creando immagini è una cosa che mi piace, come lasciando diapositive nella mente. Alcuni, riguardo questa canzone, hanno detto che profuma di Luca Carboni in chiave moderna. Beh, la cosa mi fa grande piacere. Riguardo al sound, invece, ci piaceva l’idea di vestirla anni 80, fresca, ballabile, con un basso che richiamasse la Disco, per questo ringrazio Nicolò Pagani. Tornando indietro negli anni, l’avrei vista bene al Festivalbar.

Come hai scelto il titolo del singolo e quale significato ha per te?
Il titolo è stata davvero la prima cosa a nascere. Tutto è nato da lì, già musicato. Un’esternazione spontanea, guardando il mare, con l’estate che cominciava. Canticchiando quelle semplici parole è partito tutto il resto, la canzone è arrivata come un’onda. Per me significa serenità, ricordare cose belle, ma col sorriso, per viverne di nuove.

Puoi condividere alcune anticipazioni su cosa i nostri lettori possono aspettarsi dal tuo prossimo lavoro?
Abbiamo molte canzoni da incidere, con generi differenti… probabilmente in autunno inizieremo a lavorarci in studio. Nel mirino c’è anche una collaborazione con Mateo Moreno per lanciare la versione spagnola di Che bella l’estate e anche nuovi brani in Spagna e Sudamerica. L’obiettivo prossimo è di pubblicare un album. Sicuramente sarà composto da canzoni molto diverse tra loro, che magari poi si incontreranno tutte nello stesso luogo.

 

 

- 27/07/2024

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