“La sabbia non c’era. E neanche i gusci vuoti e colorati delle poverazze che gli piacevano tanto. Ciottoli chiari, smussati, inoffensivi, che bagnati diventavano lucenti. E l’acqua d’una trasparenza come non aveva mai visto e ricca di pesci minuscoli. Era fredda, assai più fredda di quella del mare.
Paolo Casadio-Giotto Coraggio- pag.58
“Giotto Coraggio”( Manni Editori,2024) di Paolo Casadio, è un romanzo appassionante, che racconta una storia d’amore nella zona lacustre del Lago di Garda durante l’ultima parte della seconda guerra mondiale. Un romanzo ambientato sullo sfondo di una pagina buia della storia del Novecento ma che è capace di far ben sperare e sognare regalando un’esperienza umana e letteraria autentica e affascinante.
La penna che lo firma è del ravennate Paolo Casadio, che ha instaurato da anni un legame stretto con le placide acque della sponda bresciana del Benaco, che con questo romanzo chiude l’apprezzata quadrilogia che Casadio ha dedicato a vicende svoltesi durante il secondo conflitto mondiale, iniziato con “La quarta estate( Piemme, 2015) e proseguito con il “bambino del treno( Piemme, 2017) e “Fiordicotone”(Manni Editori,2022).
Una storia di Resistenza nel cuore della Reppublica di Salò.
Quest’ultimo romanzo, vede come protagonista Giotto, un bambino di soli dieci anni originario della Romagna, orfano di entrambi i genitori che incontra sulla propria strada la dottoressa Andrea Zanardelli, originaria di Fasano, frazione di Gardone Riviera.
“Giotto coraggio”, non è altro che l’esortazione che un bambino buffo, un soldino di cacio, che si ripete per darsi forza, e per infondersi quel coraggio indispensabile per sopravvivere in un momento così tragico come quello vissuto negli anni della Repubblica di Salò e dell’occupazione nazifascista.
Dichiarata zona ospedaliera, la riviera gardesana è solo in apparenza una zona tranquilla, sotto la superficie cova la paura e la Resistenza è attiva.
Ed è proprio grazie alla sua professione di medico che Andrea riuscirà a dare il suo contributo alla lotta partigiana, fino a quando verrà scoperta e poi arrestata.
Quando i legami di sangue non contano.
A legare Giotto e Andrea una scelta non convenzionale per una donna sola di quel periodo: malgrado il caos legislativo del momento: la donna riesce a portare con sé il bambino e di fatto adottarlo. I due si sono scelti come ” madre e figlio” già a Marina di Ravenna, luogo d’incontro dove prestava servizio la pediatra Zanardelli.
Riusciranno ad arrivare presso Villa Zanardelli, la grande casa dove vivevano i genitori della donna, nella riviera gardesana.
Nell’autunno del ’43 nella Repubblica di Salò, madre e figlio sono finalmente insieme, uniti da un rapporto forte e indissolubile.
Nonostante l’occupazione nazifascista si insinuerà in ogni aspetto della loro quotidianità, la giovane donna, indipendente e fiera, non soccomberà agli stereotipi sociali del periodo. E Giotto, questo bambino coraggioso, non si può non amare: buffo e curioso, maturato in fretta, troverà in Andrea un porto sicuro e combatterà le diffidenze del paese e anche della stessa famiglia Zanardelli.
Un legame non di sangue, quindi, ma non per questo meno intenso e ricco d’amore.
Personaggi ricchi di sfumature e umanità
Giotto coraggio è un romanzo emozionante che racconta un preciso periodo storico del nostro passato, ma contiene idee moderne e al quanto attuali.
L’autore in modo magistrale è riuscito a raccontare problematiche sociali di grande rilevanza, che vanno dal femminismo alla violenza sulle donne, dalla guerra all’eutanasia.
Con empatia e senza nessun giudizio, l’autore presenta le figure chiave del romanzo, riuscendo a commuovere e a divertire il lettore.
“Andrea non si rendeva perfettamente conto di avere a che fare con una delle persone più potenti in Italia. Le accadeva di vedere il paziente a prescindere dalla propria collocazione gerarchica. E poi di Rahn sapeva davvero poco. Proseguì il colloquio su binari sempre più professionali.
Paolo Casadio-Giotto Coraggio, pag.19
Ricco inoltre, di personaggi variopinti e di storie secondarie che ruotano attorno ai due protagonisti principali. Ultimo e non meno importante il piccolo Gagio, il gattino cieco e sordo.
Un romanzo stilisticamente esemplare basato su una profonda ricerca d’archivio.
Paolo Casadio conferma la sua abilità stilistica, con una lingua ricca di particolari e dettagli, intrisa di dialetti e regionalismi. Una prosa morbida e ben scritta. Spicca il dialetto bresciano, ma non solo: anche quello piemontese, la lingua tedesca e quella francese, nonché l’allegro romagnolo di Giotto. La lingua tout court, senza ombra di dubbio fa la sua meravigliosa figura.
I capitoli sono brevi e intensi allo stesso tempo, dando un ritmo veloce alle quasi quattrocento pagine del romanzo. Tanti sono i riferimenti cinematografici, che rendono l’opera ricca di sorprese per gli intenditori del cinema. Giotto stesso, da adulto intraprenderà l’arte cinematografica. Lo stile fluido e scorrevole, semplice nella lettura, ma senza mai abbandonare l’uso attento e minuzioso di termini tecnici e di figure retoriche.
Da evidenziare come nella postfazione l’autore racconti le fonti su cui ha lavorato. E’ riuscito a far parlare gli archivi, i vecchi diari, gli articoli di giornale dell’epoca. Saltano all’occhio diversi personaggi storici realmente esistiti, come Wolff e l’ambasciatore Rahn o Rachele Guidi. Realtà e finzione s’intrecciano meravigliosamente. Preciso sia nelle date che nel contesto, in un modo decisamente mirabile.
Un’esperienza letteraria autentica e affascinante, che spinge il lettore a soffermarsi sul significato profondo dell’esistenza.