Marmo e foglia d’oro. Due elementi che, nel corso dei millenni, mano nella mano sono giunti fino all’età contemporanea, indenni. Gioni David Parra non utilizza blocchi massicci, monumentali e perfetti. Preferisce avanzare laddove altri non osano e recupera sottili lastre o cubi minuti. Non impone una forma alla materia, ma la ascolta e lascia che sia lei a indicare i piani di sfaldatura, le tensioni interne e le debolezze strutturali come fessure e venature. Parra asseconda il marmo e si insinua nelle sue ferite risarcendole con la foglia d’oro. Fa in modo che sia la luce a colmare quel vuoto, dovuto a una sospensione del tempo, attraverso un incessante rimbalzo di raggi luminosi tra le pareti della gola. Nei Bladelight Concert il dialogo armonico tra le lame di luce si sintonizza su una precisa frequenza: “un’unica nota che diventa una ballata”. Queste lame, anziché ferire, diventano il penetrante veicolo di un messaggio che respinge l’aggressività che spesso si associa loro: l’amore. In questi lavori dei sottili cunei vengono appesi al muro o su steli e si fanno beffe del loro intrinseco peso specifico. Sono in grado di compiere due movimenti: discesa e risalita. Il moto ondoso diventa metafora dell’esperienza umana senza stereotipare o semplificare il vissuto personale.
I Nocube dimostrano come la ricerca non si orienti verso la forma geometrica elementare, ma si addentri nelle viscere della materia per portare alla luce il concetto di cubo. Attraverso le facce ripercorre il processo analitico del fare scultura e destina a ognuna un trattamento: taglio, sbozzatura, levigatura. Dalla roccia madre a volte si distaccano dei frammenti che vengono considerati, secondo la metafora ancestrale della maternità, suoi figli. Ormai le due entità sono indipendenti ma si manterrà sempre un’attrazione magnetica di matrice che tenderà alla ricomposizione dell’uno plotiniano.
Nelle sculture di Parra, il marmo non ambisce a far ritorno alla sua Itaca, ma propende verso l’ascensione al cielo, suo polo attrattivo, per diventare luce. La materia riesce così a liberarsi della sua gravità terrena per iniziare un percorso di purificazione che trova compimento nei Matterspirits. In essi, i tasselli si possono paragonare a delle stazioni bibliche che, passo dopo passo, permettono di raggiungere l’ascesi spirituale. Nei Matterconcepts il focus si sposta sull’idea stessa di luce della materia della pittura e di luce della materia della scultura.
Allo stesso modo, la galleria Armanda Gori Arte ha illuminato la parabola artistica di questa figura unica attraverso la personale “Oltre la materia”, a Prato, lo scorso gennaio.
A cura di Leonardo Marchi con testo critico di Valerio Dehò.
Cesare Orler
Courtesy: ARTE INworld e Cesare Orler