“Big Bang è un’esplosione di colori che sfida i confini dell’immaginazione. Ogni dettaglio è un tributo alla genesi cosmica, una celebrazione dell’energia primordiale che ha dato vita a tutto ciò che esiste”.
Gabriele Maquignaz, definito dalla critica contemporanea il “padre” dello spazio-tempo è uno degli artisti della Galleria IMAGO Art Gallery di Lugano che per la stagione estiva 2024 presenta Abstract – Le realtà invisibili, una mostra collettiva che esplora vari mondi dell’arte astratta, passando trasversalmente dal moderno al contemporaneo, con lo scopo di offrire al pubblico una panoramica a partire dalle origini della galleria attraverso l’arte squisitamente astratta di Arnaldo Pomodoro e Nicola De Maria, fino ad arrivare alla sua attuale vocazione volta al lavoro con artisti contemporanei ed emergenti verso la propria affermazione sul panorama artistico e culturale internazionale.
Tra questi i BIG BANG di Maquignaz, che con la stessa IMAGO Art Gallery sono presenti al Seattle Art Fair 2024.
Il 2024 è probabilmente l’anno della consacrazione dell’artista nel mondo dell’Arte contemporanea che lo vede in mostra oltre che a Lugano, alla Biennale Arte di Venezia, nel Padiglione Nazionale Grenada a Palazzo Albrizzi Cappello curata da Daniele Radini Tedeschi (dal 20 aprile al 24 novembre). Con la sua Opera Big Bang, Anima, mette in scena sulla tela un’esplosione mistica e spirituale che apre a una possibilità di salvezza.
A coronamento di questo momento “gold”, la Regione autonoma della Valle D’Aosta ha inaugurato la monografica a lui dedicata, Big Bang negli spazi della Chiesa di San Lorenzo di Aosta, dal 19 aprile al 6 ottobre. Un riconoscimento importante per Gabriele Maquignaz, uomo delle “Terre Alte”, nato e cresciuto ai piedi del Cervino, la Piramide di Dio, che è stato fonte d’ispirazione e ne ha coltivato la spiritualità e quella ricerca di Dio che è alla base della sua ispirazione.
Philippe Daverio ha detto di lui: “Gli uomini che vivono lassù sono stimolati verso un destino ben diverso: guardano le cime. Mandano il loro pensiero ben oltre le creste, al di là delle rocce. Scoprono il cielo come necessaria frontiera e s’innalzano per mirare le nuvole, o l’azzurro, o le stelle, o la luna”.
In questo momento storico dove proprio la spiritualità sembra perdere centralità, lui la coltiva, la nutre con la sua arte; per questo non può sottrarsi a quanto accade nel mondo: “colpito” dal proiettile che ha sfiorato Trump, ha voluto come in un fermo immagine, fissare in un’Opera unica ad imperituro ricordo, il suo no a qualsiasi violenza. NO WAR è un grido universale, un no alla violenza, ai conflitti, un’Opera che il Maestro ha creato con un solo colpo del fucile col quale dipinge, trasformandolo da Arma a Strumento di Pace e Bellezza.
Gabriele Maquignaz con la sua ricerca di Dio, si spinge oltre per andare là dove la vita ha avuto inizio, dal nulla dove è cominciato tutto.
“Maquignaz si pone, in modo concettuale e spirituale, nel luogo del superamento del buio, la notte oscura, il punto dove non c’è nulla, né tempo né spazio e da lì esplode la sua creazione, riproducendo il Big Bang, un nuovo universo di senso; una seconda creazione, una molteplicità di creazioni divine come solo a un artista è concesso fare”. Angelo Crespi (Direttore della Pinacoteca di Brera)