Fabiana Garavelli coordina i concorrenti del talent The Coach, il talent show di 7Gold ideato da Luca Garavelli e Marco Zarotti e condotto, con successo, da Agata Reale. Un impegno che Fabiana segue 365 giorni l’anno, visto le varie fasi da cui è costituito il programma.
“Seguire The Coach è impegnativo. Durante l’inverno ci sono le audizioni e la realizzazione del programma in sé, nel quale ogni anno cerchiamo di apportare delle modifiche al regolamento per non creare un meccanismo piatto, sempre uguale a se stesso. Nonostante ciò, manteniamo ovviamente i due pilastri principali, ossia i concorrenti che fanno le esibizioni e i coach che li seguono”.
Il lavoro di Fabiana inizia fin dal mattino, ossia dal momento in cui i concorrenti e i vari partecipanti di The Coach le telefonano per chiederle dei consigli sul loro percorso all’interno del programma.
“Mi ritengo una persona empatica; riesco in un abbraccio a prendermi tutte le paure dei partecipanti. In base alla scaletta e a tutto ciò che c’è da fare, gestisco tutti, compresi coloro che si devono esibire. Devo fare rispettare gli orari e le regole, che ci sono in ogni settore lavorativo. Tra l’altro, insegno ad avere rispetto per tutti, a prescindere dal ruolo che hanno nel programma. Per me questo è davvero fondamentale. Sdrammatizzo tante situazioni e, quando sorge un problema, chiedo un parere anche ai genitori dei ragazzi che partecipano. Tutto a The Coach è un reality e si gioca di squadra”.
A chi le chiede quali caratteristiche debbano avere i concorrenti per partecipare a The Coach, Fabiana risponde sempre che devono andare nel programma per divertirsi, ma soprattutto per imparare cose nuove. Alla fine, dal suo punto di vista, la cosa fondamentale è quello che ognuno si porta a casa delle esperienze che fa. Un discorso analogo che fa anche per i coach.
“I coach devono essere empatici, ma anche rigidi; alla fine devono sapere imporsi sui concorrenti per poter arrivare a un determinato obiettivo. Devono avere anche tanta sensibilità, perché non tutti i concorrenti sono uguali, sia perché ci sono i bambini, sia le persone più adulte. Tutti hanno però le loro paure, che i coach devono saper gestire per smuoverli, per farli credere in loro stessi. Questa è la cosa fondamentale”.