Se già lo scorso anno aveva giustamente collezionato una fila di sold-out con ottimi riscontri, quest’anno non può che attirare nuovamente l’attenzione uno spettacolo come “Buscetta. Santo o boss?” scritto da Vittorio Cielo e affidato alla maestria inconfondibile di uno dei più grandi attori che la scena italiana attuale possa vantare: Ennio Coltorti. Al suo fianco, al Teatro Stanze Segrete di Roma il giovane Matteo Fasanella, che già altre volte abbiamo avuto modo di notare e segnalare.
Dopo il successo del debutto del 2018, le vicende degli ultimi mesi riportano l’attenzione al tema affrontato dalla piece, le confessioni di Buscetta, appunto, ma ne affrontano aspetti ancor più approfonditi e fedeli, portando fisicamente lo spettatore all’interno del bunker dove il più grande pentito della storia raccontò senza sosta per ore, giorni, settimane, tutto ciò che sapeva sui corleonesi. Su coloro che veramente, secondo lui, avevano tradito la mafia, portandola a trattare con il traffico di droga e a coinvolgere donne e bambini in ritorsioni e spargimenti di sangue.
La ricostruzione magistrale tratta dagli studi di Vittorio Cielo incontra l’incredibile capacità attoriale di Ennio Coltorti che, grazie anche a una somiglianza estrema con Tommaso Buscetta, restituisce al pubblico un capitolo di storia vera, trasformando un’ora di teatro in un’ora di verità, in un viaggio nel tempo in cui è chiaro che non si sta assistendo a uno spettacolo, ma si è testimoni di un momento storico e sociale che ha cambiato le sorti del nostro paese.
È così che “Buscetta. Santo o boss?”, in scena al Teatro Stanze Segrete di Roma fino all’8 dicembre, si fa esperienza oltre lo spettacolo: un’esperienza che consigliamo a coloro che vogliano confrontarsi con il proprio paese e la propria memoria, attraverso un prodotto artistico degno di nota, il cui le parole di Cielo incontrano “il corpo” di Coltorti, accompagnati dalla musica di Nicola Alesini.