Oggi siamo entusiasti di avere con noi Lyant, un giovane artista che sta facendo parlare di sé grazie al suo nuovo singolo “Che ne sai”. Con un sound innovativo che mescola influenze moderne e vibrazioni anni ’70, questo brano rappresenta un vero e proprio viaggio musicale e personale.
In questa intervista, Lyant ci racconta come “Che ne sai” sia nato da un momento di blocco creativo, trasformando una difficoltà in un’occasione di crescita. Condivide con noi il suo amore per artisti leggendari come Michael Jackson e Earth, Wind & Fire, che hanno plasmato il suo stile, e ci svela come la musica sia diventata per lui non solo uno strumento di espressione artistica, ma anche un mezzo per accettarsi e crescere.
Un’occasione imperdibile per scoprire di più su un talento che, attraverso le sue canzoni, riesce a comunicare autenticità e a trasmettere messaggi positivi. Entriamo nel cuore del suo processo creativo e del messaggio che vuole condividere con il mondo.
“Che ne sai” è un brano che incoraggia l’ascoltatore a trovare conforto anche in situazioni difficili. Come ti senti riguardo al potenziale della musica di trasmettere messaggi positivi?
Sicuramente la musica comunica sempre qualcosa, negativo o positivo che sia, credo che più in generale questo sia uno dei poteri dell’arte. Inoltre, penso sia molto soggettivo come i suoi messaggi vengano recepiti. Nel mio caso, mi rende già enormemente felice il solo fatto di poter comunicare qualcosa attraverso la musica, lo stesso mezzo che mi permette di comunicare con me stesso in primis, e poi con l’ascoltatore. Spero che chi mi ascolti possa entrare in empatia con quello che creo e che possa, in questo modo, crescere insieme a me.
Descrivi questo pezzo come nato da un momento di blocco creativo. Quanto è importante per te trasformare le difficoltà in spunti di crescita artistica?
Prima di questo brano non ero mai riuscito a fronteggiare le difficoltà in questo modo, è stato proprio questo pezzo ad aprirmi a questa, per me nuova, possibilità. La musica mi ha sempre insegnato tanto, e adesso grazie a “Che ne sai” riconosco l’importanza di trasformare i propri limiti in note di unicità.
Il sound di “Che ne sai” è un mix di modernità e influenze anni ‘70. Quali artisti o generi musicali hanno ispirato il tuo stile e questa fusione particolare?
Ho fatto questa scelta perché sono sempre stato affascinato dalla musica anni 70’, dal funk, dal blues, insomma, generi che hanno poco a che fare con la musica che mi ha portato a cominciare il mio percorso artistico, ovvero il rap. “Kool and The Gang”, “Earth, Wind & Fire”, “Michael Jackson” sono solo alcuni dei nomi che mi hanno ispirato e influenzato di più nel mio gusto musicale, e in particolare per la realizzazione di un brano come “Che ne sai”. Affascinato da entrambi generi e, fermamente convinto del loro potenziale, ho pensato che una fusione non avrebbe potuto che funzionare, o quantomeno soddisfare i miei canoni musicali.
Hai parlato di “sentirsi adeguato nella propria inadeguatezza.” Come credi che questo concetto rispecchi il percorso di crescita che stai vivendo come giovane artista?
Questo approccio comodo è sorto proprio grazie a “Che ne sai” ed è finito non solo in musica sotto forma di note e parole, ma prima di tutto nel mio pensiero. Fa parte del mio percorso di crescita personale e, di conseguenza, anche artistico. Per me abbracciare la propria inadeguatezza significa accettarsi ed è l’unico modo per credere davvero in sé stessi.
Hai iniziato giovanissimo a scrivere e produrre musica. Se guardi indietro, come pensi sia cambiato il tuo modo di comporre e cosa ti guida oggi nel creare un nuovo brano?
Prima facevo musica puramente per divertimento, non era un mezzo per riflettere, per comunicare qualcosa. Da un po’ di tempo a questa parte la musica per me ha uno scopo diverso, o quantomeno il divertimento non è più il mio unico obiettivo. Sento il bisogno di fare musica come chiunque può sentire il bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarsi, di chiedere aiuto. La musica mi ha insegnato a parlarmi, a capirmi, ed è il modo più spontaneo e sano che ho mai adottato per stare da solo con me stesso. È un momento di riflessione. Tutti riflettono no? Questo è il mio metodo.