Tempo d’estate, tempo di letture in libertà.
I miei consigli di lettura per libri scelti in total relax che aiutano a divertirsi pensando.
La storia di Sabrina non è semplicemente quella di una bambina contesa da una madre biologica e una madre “di cuore”. È una storia di amore e di dolore. Intrisa della sofferenza di sentirsi parte, anche se in equilibrio precario, di due culture diverse a cavallo tra il modo di pensare, e di agire, occidentale (cui fa parte Antonietta, la madre italiana di Sabrina) con tutti i pregi e le sue immancabili storture e contraddizioni e quello africano (cui appartiene Gladys, Esosa alla nascita e cioè dono di Dio per gli abitanti di Benin City, nello stato nigeriano di Edo). Un percorso cementato dall’amore che ciascuna delle sue madri a modo suo ha voluto e potuto darle.
La biografia di Gladys/Esosa è comune a quella di molte altre ragazze di colore che sperano per sé stesse e per i loro familiari un avvenire migliore altrove. Con la promessa di un lavoro onesto viene condotta in Italia e lì, a Castel Volturno, avviata alla prostituzione e alla conduzione di un’esistenza infinitamente triste fino a decidere scientemente di affidare la sua bambina alla famiglia dei suoi vicini di casa per garantirle ciò che lei sa di non potere al momento offrire. Gladys sogna l’amore e pensa di averlo trovato nella persona di Uyi con cui concepirà Sabrina ma da cui non riceverà la protezione e il senso di conforto tanto agognati. Uyi con le sue tante fragilità non ricoprirà mai per lei una valenza salvifica e a sua volta si aggrapperà alla personalità di sua moglie (definita da Sabrina una donna molto dura) per poter ricostruire lontano, in Francia, una vita più soddisfacente. Men che meno sarà una figura significativa per Sabrina che pure chiederà di conoscere tardivamente. A sua volta Gladys si appoggerà a Roberto per provare col suo aiuto a vivere nella città di Prato in maniera autonoma lontana da Joy, la sua madame a cui Sabrina stessa deve in certo qual modo il suo nome, replica esatta di quello della figlia di lei.
La forza di Sabrina Efionayi protagonista della storia è nella sua grande capacità di trarre a sé il meglio di tutto ciò che le sue origini materne e paterne, (la famiglia allargata in Nigeria composta da Felicia e Osariemen, i nonni materni, e dalle sorelline da parte paterna Promise, Béatrice e Jennifer a lei sinceramente affezionate come del resto i primi) ma anche di quelle della famiglia campana che l’ha adottata affettivamente a pieno titolo, mentre la sua vita scorre e si alterna tra Secondigliano, Prato, Benin, Castel Volturno, Metz. La sua forma di riscatto finale risiederà nel realizzarsi come Persona proprio a Castel Volturno divenuto nel finale della storia luogo privilegiato per la sua crescita e raccontare dal punto di vista del narratore onnisciente questa storia dolceamara, talvolta tragica, in cui non c’è posto per sentimenti come l’autocommiserazione ma la consapevolezza di esporre i fatti nella loro realtà e concretezza. In una maniera obiettiva ma mai distaccata connotata da un’emotività sempre pronta a riaffiorare in superficie, consegnando tuttavia al lettore la possibilità di farsi comunque un’idea personale dell’intera vicenda umana, annessi e connessi.
Lucia Guida
Sabrina Efionayi, Addio, a domani, ISBN 9788806252885, € 16,00