“Ruggine”, il nuovo singolo di Denè, è la prova che i veri artisti possono trovare l’ispirazione in qualsiasi cosa. Il testo, molto ben strutturato, sembra dare l’idea che ogni cosa è destinata a finire, con tutto ciò che ne può conseguire. Per esprimere un simile concetto, che potrebbe forse sembrare trito e ritrito, il nostro cantautore, invece, riesce magistralmente ad utilizzare l’immagine di un composto spontaneo: unendo, in modo straordinario, la scienza e la poesia. D’altronde, come ci insegna Fabrizio Caramagna, la felicità ha la proprietà fisica di evaporare facilmente, ma l’infelicità permane come ruggine su ferro.
Quanto alla musica, abbiamo delle sonorità prettamente pop. L’artista, con grande maestria e disinvoltura, parte da una soave introduzione pianistica, per poi accompagnarci in una voragine, usando un termine del brano, vicina alla musica elettronica che andava forte tra la fine degli anni Settanta e negli Ottanta del secolo scorso: quegli anni che, secondo Carlo Vanzina, sono stati gli ultimi spensierati, dato che erano ancora lontani i momenti plumbei.
Concludendo, abbiamo una canzone malinconica ma, al contempo, capace di far emozionare più che mai.