Il nuovo album “Scatole” dei Cambra mescola influenze emo, post-rock e grunge in un sound punk cupo. Attraverso dieci tracce, la band esplora temi di speranza, rabbia e rimpianto, rendendo ogni canzone un contenitore di emozioni intense. I Cambra descrivono l’album come un vero specchio della loro identità musicale e personale, sottolineando una maturazione artistica raggiunta dopo anni di collaborazione.
Qual è stata la scintilla iniziale che ha ispirato la creazione di “Scatole”?
Suoniamo insieme da più di dieci anni, durante i quali abbiamo sviluppato una forte identità stilistica comune. Con “Scatole” siamo riusciti a esprimere appieno questa identità, superando le difficoltà passate nel trovare il nostro “campo sonoro”. Abbiamo deciso di semplificare gli arrangiamenti per mettere in risalto la spontaneità e l’emotività delle canzoni, lasciando ampio spazio alle parti strumentali che caratterizzano ogni traccia e alle riflessioni che queste possono suscitare.
Come avete scelto il titolo “Scatole” per l’album?
Il titolo “Scatole” riflette l’idea che una scatola possa simboleggiare molte cose: un inizio, una fine, una pausa, o qualcosa di dimenticato in attesa di essere ritrovato. Abbiamo immaginato le canzoni come contenitori di diverse emozioni e reazioni al senso di vuoto. Ogni brano esplora il concetto di perdita da diverse prospettive, nato spontaneamente e costruito in questo modo senza un piano predefinito.
Potete descrivere il processo di registrazione dell’album?
L’approccio alla scrittura e alla produzione, curata da Filippo Buono dei Monolith Recording Studio di Benevento, è stato diretto e immediato. Volevamo catturare l’energia e l’atmosfera di un concerto live, cercando di registrare il più possibile tutti insieme, quasi in presa diretta.
Qual è stata la più grande sfida che avete affrontato durante la creazione di “Scatole”?
“Scatole” è stato un progetto totalmente nuovo per noi, dalla scrittura in italiano – un cambiamento significativo, visto che in passato scrivevamo in inglese – alle collaborazioni che hanno contribuito alla sua realizzazione. Inoltre, è stato il nostro primo vero album dopo tanto tempo, e mantenere alta la concentrazione per mettere insieme tante canzoni è stato molto stimolante.
C’è un brano che avete trovato particolarmente difficile da scrivere o registrare?
“Polvere” è stato il nostro primo singolo e ha rappresentato la direzione stilistica dell’intero album. La canzone è nata combinando diverse idee che ci piacevano, ma che non riuscivamo a sviluppare singolarmente. Abbiamo lavorato per collegare questi elementi e il risultato finale è stato un momento di “eureka” che ha dato impulso alla creazione delle altre canzoni.