“Mexicaña” il nuovo album della band pugliese dei Licorice Trip è un fiume sonoro che scorre tra due sponde di significato opposte, dalla contrapposizione di queste due sponde diverse nascono ponti che uniscono e creano molteplici spunti di interpretazione per l’ascoltatore. Alla base dell’album c’è il concetto di dualismo complementare, ogni brano pone in contrapposizione due significati, due visioni diverse ma che nel loro incontro/scontro generano una sintesi che porta l’ascoltatore stesso a dare un suo nuovo e personale significato. Il disco si pone l’obiettivo esplicito di spingere l’ascoltatore al dialogo, pratica fondamentale per l’uomo ma ormai sempre più trascurata se non dimenticata nella nostra era.
Abbiamo intervistato Gabriele Caruolo, bassista e coautore dei testi dei Licorice Trip.
Benvenuti! Oggi ci immergiamo nell’universo di “Mexicaña”, il vostro nuovo album. Prima di tutto, cosa ha ispirato questo titolo?
Ad ispirare il nome è stata la protagonista dell’omonima canzone, Honda, la mia Chihuahua. Il nome è un chiaro gioco di parole che richiama l’antica origine messicana della razza Chihuahua e la parola italiana “cagna”, la pronuncia di “caña” è appunto “cagna”.
Come avete scelto i brani che compongono l’album?
I nove brani sono il frutto di una serie di ispirazioni e stimoli diversi che si sono condensati in un concept unico per l’intero album, quello del dualismo complementare. Ogni brano ha in sé un senso e poi il suo esatto opposto, queste parti in contrapposizione entrano in dialogo per formare nuovo senso. La scelta dei brani è stata quindi ponderata a questo concept, dovevamo scegliere i brani che per forza di cose narrassero storie e concetti duali e opposti ma allo stesso tempo complementari ed ovviamente questo carattere, questa essenza doveva essere rappresentata anche a livello sonoro e musicale.
C’è una traccia nell’album che considerate significativa? Se sì, quale e perché?
Questa domanda è simile a quello che mi facevano da bambino “a chi vuoi più bene a mamma o papà?”. Scherzi a parte non c’è una canzone più significativa di un’altra, ognuna ha il suo senso e il suo scopo e tutte quante contribuiscono alla riuscita finale del concept intero dell’album.
C’è una traccia che è stata particolarmente difficile da portare a termine? Per quale motivo?
Qui vorrei avere una qualche storia mirabolante da raccontarvi circa l’estrema difficoltà e gli infiniti compromessi a cui siamo scesi per realizzare questo o quel brano ma la verità è davvero poco Rock… La stesura dei brani è andata avanti liscia e a parte qualche sana discussione terminata con una birra o due non abbiamo avuto particolari intoppi.
Qual è la canzone che ha cambiato più volte forma durante la produzione, e come è evoluta?
Beh qui il discorso è più sfaccettato, definiti gli arrangiamenti e i testi a livello di produzione soprattutto in fase di mixing prima e di mastering poi ci siamo molto arrovellati su le varie opzioni a disposizioni e un po’ tutti i brani hanno più volte cambiato mix prima di raggiungere uno finale. E’ sempre molto difficile riuscire a trovare una sintesi tra le aspettative e le idee di tutti i membri del gruppo. Per rispondere alla domanda comunque penso che la canzone su cui abbiamo voluto lavorare di più in questo senso è stato Hill’s Abduction, soprattutto perché è probabilmente il brano che a livello sonoro si discosta un po’ di più dagli altri.
C’è una canzone nell’album che pensate sarebbe perfetta per un film o una serie TV? In quale scena la immaginate?
Per me “Sagawa” sarebbe perfetta per una serie Tv su Issei Sagawa, il cannibale di Parigi. Purtroppo però la serie ancora non esiste ma credo che Netflix dovrebbe seriamente considerarne la produzione data l’enorme attenzione che c’è al giorno d’oggi per il True Crime, poi quella di Sagawa è una storia davvero incredibile che vi invito anche a scoprire tramite la nostra canzone.
Se poteste far ascoltare questo album a una persona del passato o del presente, chi sarebbe e perché?
Bella domanda! Rispondo a titolo assolutamente personale: probabilmente una persona del passato a cui farei ascoltare l’album è il compianto Adam Yauch fondatore e membro dei Beastie Boys fino alla sua ahimè precoce morte. Lo farei ascoltare a lui perché era un musicista ecclettico, geniale, un artista completo e soprattutto una persona che da un certo punto in poi della sua carriera ha inteso la musica come uno strumento privilegiato per lanciare messaggi sociali davvero molto importanti, un suo parere sull’album mi farebbe un grandissimo piacere. Per quanto riguarda il presente non ho dubbi, farei ascoltare l’album al produttore Rick Rubin per me un genio assoluto della produzione musicale, un suo parere anche di tre parole su un lavoro musicale a cui ho partecipato significherebbe davvero tantissimo.