“Insondabile destino è un romance, un thriller sui generis dal ritmo serrato, che vi costringe a svoltare pagina dopo pagina per arrivare a vedere come andrà a finire. Il motore della vicenda è un misterioso taccuino celtico, indecifrabile, attorno al quale si tramano imbrogli e inganni, come pure nasce un sincero desiderio di conoscere di più…”
Incontriamo Anna Ferrari che ci parla di Insondabile destino edito da Monna Lisa Edizioni
Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera di autrice? La mia natura. Ha delle abitudini particolari durante la scrittura? Silenzio assoluto, scrivo la prima stesura con una stilografica verde-nera Pelikan, e poi riporto la bozza in Word, facendo il primo livello di editing. Dimenticavo, precedente a tutto questo c’è l’ispirazione. L’idea del prossimo capitolo, per esempio, avviene mentre cammino con Hazel, qualunque tempo ci sia, per almeno 40 minuti. Ogni giorno vado a camminare con lui per rilassarmi e stare con me stessa, ma se sto scrivendo, io e il mio angelo custode peloso spariamo per rintracciare il filo della storia.
Che genere è il suo testo e come è nato? Avventuroso? Un romance? Amazon mi ha inserito nella categoria “romanzo rosa”. Non saprei, è un po’ tutte queste cose. Possession, il romanzo di A. S. Byatt cui mi sono ispirata, ha come sottotitolo “A romance”, tradotto in “una storia romantica”. Mi piace.
A che tipo di lettore si rivolge? Un lettore che quando legge si diverte, apprezza la bella scrittura, riesce a muoversi tra uno stile semplice, talvolta arricchito da termini insoliti. Un lettore che ha voglia di distrarsi in modo piacevole, ama le storie esteticamente belle, e se c’è occasione di imparare anche qualcosa ne è contento. Forse un lettore prevalentemente femminile, dall’adolescenza in poi.
Secondo lei qual è il libro più bello che ha scritto o che hanno scritto? Che hanno scritto, Anna Karenina di Lev Tolstoj. Che ho scritto, finora è Insondabile destino.
Come ha scoperto la sua passione per la scrittura? Naturalmente, spontaneamente, seguendo il mio istinto, iniziando a giocare con i libri di mia mamma, e poi ascoltando lei raccontare della sua infanzia. Era così brava che mi pareva di vedere lei, la sua bicicletta, i balli con le sue amiche, o lei bambina sullo sgabello a manovrare il telaio.
Cosa si aspetta dalla scrittura? Serenità, consapevolezza, approfondire sempre più i segreti delle parole, conoscere tante persone. E, perché no, successo e soldi. Anche Kafka pagava dei recensori perché parlassero dei suoi libri!
Il suo prossimo lavoro? Una storia comune, un po’ sul genere della Comédie humaine di Balzac. Destini (rimango sempre sul tema) che si incrociano, si sfiorano, si amano, si fanno male, gioiscono, si rattristano. Il bene e il male che non sono mai apparenti e si manifestano inaspettatamente. E poi una parentesi nel mondo dell’English fantasy, respirando l’aria degli Hobbit. Non sono un’idealista ambiziosa, semplicemente quando mi siedo a scrivania, il mio mondo è abitato da questi giganti dell’umanità che spero mi guidino.