Con ironia Elia Rossi ci fa conoscere il mondo della boxe con i due personaggi che interfacceranno tra loro.
Lo abbiamo intervistato:
Ci parli del suo nuovo libro, Mother Water Blues: Il cuore del libro è una storia di avventura: due gemellini nigeriani devono inventare soluzioni per cavarsela tra i demoni vudu di Benin City, viaggiare e infine portare a casa la pelle nella provincia italiana. Poi c’è il contorno: il giornalista che li incontra e si misura con il loro racconto così esotico. Riuscirà a capirli? Sarà in grado di restituire il significato giusto di quelle peripezie? Esperienze tanto diverse nella vita degli uomini possono essere comunicate attraverso il denominatore comune della vita interiore, delle emozioni simili che ci accomunano tutti? Il punto di incontro di questi mondi è il pugilato: Gionatan, il giornalista, si avvicina a Joshua perché è un pugile e sarà proprio usando il pretesto della ricostruzione della sua carriera sportiva che i due protagonisti arriveranno ad abbassare lentamente la guardia fino a consegnarsi i racconti delle proprie vite.
Pensa che la società odierna possa influenzare la scrittura e in che modo? Io, scrivendo questo libro, ho sentito enormemente l’influenza della società. Rispetto alla prima stesura è cambiato del tutto lo stile, con inevitabili ricadute su alcuni contenuti, e ciò a seguito di sollecitazioni che sono giunte proprio dalla società esterna. Ho iniziato a scriverlo molto prima del Black Lives Matter e, in quel momento, avevo il solo obiettivo di ricreare lo stile linguistico del protagonista, un pugile italo-nigeriano, e la sua freschezza nel raccontare. Ne venne fuori un libro scarno, avventuroso e diretto. Un po’ Le avventure di Huckleberry Finn e un po’ Le ceneri di Angela (parlo di stile e non di qualità, ovviamente!). Peccato che nel frattempo il mondo fosse cambiato del tutto! Le tematiche di “wokeness” avevano reso impossibile quel tipo di spontaneità, facendomi temere che dietro il mio libro potesse nascondersi una postura un po’ paternalistica e quindi razzista o, quantomeno, volta all’appropriazione culturale. Così l’ho riscritto rivoluzionando il punto di vista, i temi centrali, lo stile narrativo e i modelli. Posso senz’altro dire che la stesura finale di Mother Water Blues sia stata molto più condizionata dagli anni in cui si è svolta la scrittura, piuttosto che dalla prima intuizione “interiore” che mi aveva portato a scriverlo.
Quali sono le difficoltà che ha incontrato durante il suo percorso di scrittura? Sapevo per certo che volevo scrivere un libro leggero, avventuroso, ottimista. Il male, inevitabilmente, era presente e la violenza stava in agguato ovunque, ma non volevo mai perdere di vista la gioia di vivere del bambino che pur stava attraversando quegli inferni. Questo è stato relativamente facile nella prima versione, in cui la voce narrante coincideva con quella del protagonista, soprattutto nel blocco infantile del racconto. C’erano dei mostri dietro la porta: il lettore lo capiva, ma il bambino che raccontava non lo sapeva, aveva altre priorità e vedeva altre sfaccettature della realtà. La leggerezza veniva da sé. Tuttavia un approccio del genere diventava impossibile nella seconda versione: in questa, la voce del protagonista condivide lo spazio con altri punti di vista, spesso adulti e dotati di strumenti maggiori per decodificare la realtà. Tra tutte queste voci, qualcuno doveva pure chiamare il mostro col suo nome e dire che era una creatura orribile! Impossibile lasciare il fuori il giudizio e la sua forza di gravità! Aumentava così l’onestà dell’opera, ma ciò rischiava di comprometterne la leggerezza. E’ stato insomma difficile barcamenarsi tra i due pericoli opposti della condiscendenza e del moralismo.
Ha dei punti di riferimento letterari? Adoro Paul Auster. Mi piace il senso di confidenza tra sconosciuti che comunica il suo fraseggio: è come ascoltare un uomo che entra di corsa in un bar dopo aver preso un mare di pioggia. Si appoggia al bancone, prova a scaldarsi con una tazza di caffé e intanto si mette a raccontarti perché non ha potuto starsene in casa all’asciutto.
I suoi riti prima di iniziare a scrivere un nuovo libro? Ammetto di non averne neanche uno! Cerco solo di avere la scrivania ordinata, per non distrarmi troppo…
Prossimi progetti? Sto scrivendo una storia, ispirata al realismo magico, che si svolge nei primi anni della Repubblica italiana.