L’Inghilterra per il tramite della città di Manchester alla fine della prima rivoluzione industriale è al centro della collocazione storica di Mary Barton, romanzo di Elizabeth Gaskell. L’ambientazione estremamente realistica dei personaggi, per la maggior parte di estrazione sociale operaia, e della vita stentata e sofferente da essi condotta, sempre ai margini dell’indigenza, ignorata o in maniera irrilevante considerata dai padroni contribuisce a mantenere viva l’attenzione del lettore nella prima e nella seconda parte che ne compongono l’ossatura. I Barton e i Wilson, famiglie operaie di eguale provenienza socio-economica, sono legati a doppio filo all’inizio della narrazione frequentandosi con reciproca soddisfazione malgrado le numerose traversie esistenziali che ne segnano il reciproco cammino. Tra i legami spicca quello che accomuna Jem Wilson a Mary Barton; il giovane è attratto dalla bellezza della ragazza e prova in più di circostanza a proporsi a lei che però è troppo impegnata a fantasticare un futuro di agiatezza economica per sé e per suo padre John, sindacalista e cartista, convinto al contrario della necessità di lottare strenuamente per una ridistribuzione della ricchezza più equa. Entrambi prigionieri di sogni difficilmente concretizzabili i due perseguono strade differenti che porteranno Mary ad accettare la corte ambigua di Harry Carson con la speranza vana di poter ascendere socialmente diventandone la legittima consorte e John a recarsi a Londra tentando invano di portare le istanze della povera gente da egli rappresentata per chiedere condizioni di vita migliori alla classe politica dell’epoca. Paradossalmente è Mary la prima ad aprire gli occhi tornando con i piedi per terra e smascherando Harry per ciò che questi è nella realtà: il rampollo dall’indole viziata e mutevole di un benestante notabile di Manchester che si è incapricciato di lei per il rifiuto di concedersi che la ragazza gli ha successivamente opposto. Identica disillusione proverà John quando cozzerà con la verità nuda e cruda di un establishment sordo alle gravi problematiche dei meno abbienti e affatto propenso a migliorarne la sussistenza con provvedimenti migliorativi ad hoc. Sarà una circostanza estremamente tragica a fare da catalizzatore per riunire Mary a Jem obbligandoli, per quest’opera di crescita personale e in certo qual senso di riabilitazione e riscatto sociali a trasferirsi oltreoceano alla ricerca di nuovi cieli e di nuove prospettive ben lontani dai pregiudizi e dalle opinioni preconcette degli abitanti di un territorio urbano caratterizzato da un ordine precostituito difficilmente scardinabile. Elizabeth Gaskell ha il pregio di parlare con coraggio da antesignana, all’epoca affatto scontato, delle storture peggiori derivanti da un processo di urbanizzazione selvaggia della città di Manchester con riferimento particolare alle working class che contribuirono alla ricchezza di quest’importante industriale; onestà intellettuale che la costrinse a pubblicare in forma anonima 1848 la sua storia attirandosi gli strali perbenisti di alcune biblioteche e librerie che rifiutarono di accogliere il libro. La scrittura avanza tra flashback e flashforward, escamotage narrativi che mantengono costante ritmo e coinvolgimento emotivo di chi si appresta a seguire le vicissitudini di questa sorta di vinti di verghiana memoria in chiave spiccatamente nordeuropea.
Lucia Guida
Elizabeth Gaskell, Mary Barton, ISBN 9788869932328, € 14,50