A MIO PADRE
Tornano, spesso, lunga connessione
ininterrotta già dagli anni antichi
che precedono l’atto del ricordo,
un masso di memorie raggrumate
nel cuore, un peso inadeguato, pigro,
a bilanciare i troppi rendiconti
del giorno che trapassa inavvertito,
eppure, contro la disperazione,
contro la cecità di continuare,
tornano gli anni dell’adolescenza,
un fiume freddo che raccoglie gli arti
del corpo denudato, la nuotata
nel ruscello montano che scalfisce
la riva opposta, e topi sobbalzanti
nell’acqua, dal terriccio, acuti strilli
dei nuotanti, a scansarne l’adiacenza,
l’attiguo, insopprimibile contatto,
tornano i venti a me non più chiassosi
dell’indimenticata giovinezza,
e morso dai furori dell’attesa,
vedo al mio lato piangere mio padre
nello stanzone buio, accanto al letto
dell’ospedale di Bracciano, dopo
che un pazzo sulla strada di Manziana
ci travolse, e dal letto, risvegliato,
guardavo le sue lacrime cadere
sulle guance, l’amore tacitato
risgorgare con l’impeto represso
di un ragazzo, lo stesso in cui sdraiato
su quel letto ma ormai non più ragazzo
anch’io mi rispecchiavo, adolescente
figlio di un padre ancora adolescente,
voglia in entrambi, chi può dirlo, di una
segreta e forse ombrosa congiunzione,
se non nel cuore, forse, di che cosa,
mi chiedo, dei pensieri che da tempo
nella mente, nel corpo, somiglianti
seguivano le tracce della vita,
l’impronunciato nostro, e muto amore,
che accendeva già solo nel contatto
le vene delle mani, impreparato,
tra noi, di me ferito, ma di lui
che cancellava la ferita, un punto
d’inaspettata riconciliazione:
muto, ma mutuo, l’infinito senso,
immediato, al serrarsi delle dita,
intrisa, tra le lacrime, la scelta
della nostra comune debolezza:
ricordarmi di te? Le nebbie opache
del ricordo non sono così spesse
da sfumare i contorni del profilo.
Riposa, ombra irrequieta. non cercare
la proibita esistenza di chi parte,
un inesausto pianto e mai nient’altro,
è il solo amplesso che di te mi resta.
Abbazia di Farfa, 18 marzo – Fiano Romano, 19 marzo 2023