Avere voglia di dire qualcosa a una persona amata perduta o ancora in vita e non avere la forza d’animo sufficiente per poterlo fare è ciò che accomuna Yui, speaker radiofonica, Takeshi, medico ospedaliero, Hana, bimba cinquenne e figlia di quest’ultimo ma anche una miriade di personaggi minori altrettanto significativi che popolano di continuo la strada che conduce al Telefono del Vento di Bell Guardia, una cabina telefonica scollegata dalla rete posta al centro di un giardino gestito da Suzuki-san, custode amorevole e disponibile di quest’ultima chance comunicativa da offrire a chi ne chiede. Sulla sommità di una collina di fronte all’Oceano Pacifico nei pressi di Ōtsuchi, città di mare, si rinnova di continuo un vero e proprio miracolo salvifico: quello di poter per una o più volte interloquire in tutta riservatezza con chi non è più lì ad ascoltarci o c’è ancora ma siamo noi a non essere in grado di poterlo fare. Yui e Takeshi sono due sopravvissuti ai marosi della vita, animati però dalla speranza in un segno qualsiasi del destino che conceda loro una speranza sola per poter andare avanti nonostante la perdita di persone estremamente care. Si incontreranno, riconoscendosi, sulla collina rispettando ciascuno il dolore dell’altra fino a decidere di percorrere insieme un pezzetto esistenziale. La tematica affrontata da Laura Imai Messina, scrittrice italiana ma addentro in profondità nel tessuto culturale giapponese, è simile ma non eguale a quella narrata in “Finché il caffè è caldo” da Toshikazu Kawaguchida. La capacità di annullare tempo e spazio tornando indietro nel passato come in quest’ultimo romanzo (per non cambiare il corso degli eventi ma ingentilirne gli esiti non sottacendo nulla) diventa nella storia della Imai Messina possibilità concreta di raddrizzare un cammino già solcato con una consapevolezza che è qualcosa di più dell’accettazione rassegnata di ciò che non ha avuto possibilità di compiersi. Sono le parole sussurrate al vento, in solitudine, a concretizzarsi in azioni efficaci rinsaldando legami che sembravano spezzati, sciogliendo nodi affettivi, vincendo l’afasia procurata da un avvenimento tragico mai completamente metabolizzato, spazzando via rimpianti e attenuando sofferenze . Con un finale sfumato nei toni che molto spazio di riconoscimento lascia al lettore: in primis la responsabilità di passare attraverso le incertezze ingenerate dagli amori tardivi, non desiderati e sbocciati per caso nel silenzio di una quotidianità stravolta, ma non meno tenaci e preziosi di quelli progettati e urlati a squarciagola in gioventù con tenera ingenuità.
Lucia Guida
Laura Imai Messina, Quello che affidiamo al vento, ISBN 9788855446594, € 13,50