Per il Festival Mantova Poesia, ideato dall’associazione La Corte dei Poeti, si è tenuta quest’anno alla Casa di Rigoletto una mostra di opere grafiche di Giulia Napoleone, incentrate sul rapporto fra figurazione e parola poetica. È da molti anni che questa artista lavora mescolando con appassionata e colta alchimia le sensazioni nate dalla lettura di poeti a lei cari con i segni che ne germogliano per analogia, o per opposizione e confronto: ed ecco nascere opere di aureo splendore, che ci riconducono alle radici occulte dell’ispirazione e della creazione. Risalgono agli anni 2014/2017 le venticinque chine che alludono alla volta celeste con le sue stelle e costellazioni – pulviscoli, luminescenze su fondo nero – e accanto a ognuna di esse la poesia di un poeta vivente. Il titolo, Nodi quasi di stelle, tratto dalla Ginestra di Leopardi, riverbera su quelle tavole l’incanto e la disperazione leopardiana, fittamente intrecciando le voci del grande poeta con la contemplazione astrale di artisti di oggi. Ne nacque, come è noto, una mostra alla Calcografia di Roma e un libro d’arte, edito in trecento esemplari nelle edizioni del Bulino. Se in quel caso, come spiega Marco Vitale nella Nota, furono i poeti a trarre ispirazione dalle opere visive, nella recente mostra di Mantova sono state esposte sedici opere in china su carta accompagnate ognuna da pochi versi di un poeta. Come osserva il Direttore artistico della Mostra Stefano Iori nella Nota introduttiva al Catalogo, “Esplicitamente, dunque, segno e poesia si dichiarano vicini. Eppure, in questi “ritratti” il poeta non c’è. Egli è evocato.” E Rosa Pierno in Dalla notturna volta, un lume d’intelletto, ancora nel Catalogo, si chiede: “Come rappresentare l’infinito, il divino, la rivelazione, lo scorrere del tempo, il chiarore della luce intellettuale, se non parzialmente, per frammenti, tramite sineddoche?” La novità dei lavori esposti alla mostra di Mantova sta appunto nel fatto che l’artista ha isolato per ogni poeta singoli versi, come se l’universo poetico fosse un equivalente di quello cosmico: stelle fisse, costellazioni, buchi neri e ombre intraducibili dalla nostra razionalità, ma avvertiti come rivelazione di un’energia primordiale. Dominano nelle opere di Giulia Napoleone gli azzurri (memori di Mallarmé?) e i neri, con un cangiare sporadico in rosso che rivela la saga del trasmutare e la non fissità di ogni regola e di ciò che riguarda la nostra vita … E la sua esplorazione in direzione di ciò che ci è precluso avviene con una disseminazione di puntini luminosi, che possono espandersi negli spazi della mente e del cosmo come una rivisitazione moderna dell’atomismo lucreziano, o una rivolta di atomi di luce contro l’oscurità, o un dominio del contrappunto nelle formulazioni universali, ma possono anche comporsi in cerchi, spirali, triangoli o altro, come una ricerca di senso attraverso la razionalità geometrica, o un ordine musicale. Con la musica e la poesia l’arte di Giulia Napoleone condivide l’aspirazione a un linguaggio che sia rivelatore della genesi dei linguaggi: forse un ricordo dell’armonia delle sfere di cui parlano Pitagora, Platone e lo stesso Dante?