«Il passato non si può cancellare e le cose in sospeso non possono restare tali». In queste poche, concise parole è racchiuso l’essere di Nuda nell’ombra, romanzo d’esordio della giovane autrice partenopea Alisea Rea. Con un incipit in medias res che trasmette, fin dalle righe iniziali, un serpentino senso di inquietudine, Nuda nell’ombra mette il lettore di fronte agli incubi di Alba Rubino, ragazza perseguitata dai propri fantasmi del passato anche in un presente lontano da un fardello ingombrante che nasconde dentro di sé ormai da anni. Ma ciò che credeva sepolto e lasciato indietro alle spalle, fa nuovamente e prepotentemente capolino nella sua neo esistenza, facendola sprofondare in un vibrante, annichilente senso di orrore.
Appartenente al genere del thriller Nuda nell’ombra ripercorre, squisitamente, quelli che sono gli stilemi della categoria: mistery, suspense e interrogativi che si alternano, magistralmente, nella durata narrativa di centottantaquattro pagine dal ritmo incalzante poiché, se c’è una prima e preziosa peculiarità della penna di Alisea Rea, è quella consistente nell’avere e padroneggiare uno stile immediato e fluido, che non si sofferma mai per colmare quell’horror vacui che, spesso, si riscontra in molta produzione letteraria coeva e non. Una narrazione, quindi, che va dritta al sodo procedendo, dove necessario, per sottrazione e – parimenti –per addizione. Dicotomico modus operandi che, in un giallo degno di essere definito tale, non può essere bypassato pena la banalità e la risoluzione del caso ancor prima di arrivare alla conclusione del plot.
Intessendo il flusso narrativo di indizi a volte espliciti altre volte solo accennati, Nuda nell’ombra dà vita a una galleria di personaggi borderline, sempre in movimento sul sottile confine che separa il bene dal male in una continua e ambigua amalgama tra innocenti e colpevoli perché, in sostanza, ciò che più colpisce di tale romanzo è la mancanza di vere figure positive: Alba stessa e tutti gli altri comprimari non sono scevri da colpe, “delitti e castighi”, parafrasando il classico di Fëdor Dostoevskij, bensì ognuno è un tassello vivente di un grande mosaico che, sono nel risolvimento dell’intreccio narrativo, va al proprio posto per completare l’opera.
Alternando momenti di onirismo ad atmosfere decisamente più hard boiled senza farsi mancare punte grandguignolesche da revenge thriller con tanto di plot twist, Nuda nell’ombra inchioda gli occhi alle pagine che lo compongono, quasi come una malia da cui non c’è scampo. D’altronde, quando non puoi scappare non resta che affrontare le paure e le angosce opprimenti che, qui, non hanno un volto certo poiché, ogni singolo essere umano che gravita intorno alla protagonista, potrebbe benissimo essere il colpevole della demolizione esistenziale da cui prendono le mosse le vicende di Nuda nell’ombra.
Ripercorrendo il tradizionale whodunit ma aggiornandolo all’epoca del 3.0, Nuda nell’ombra non si presta a essere, esclusivamente, un’opera letteraria di fiction perché, gli argomenti al suo interno, sono quanto mai attuali alla purtroppo triste e scabrosa cronaca di cui, giornali e TG, trasudano quotidianamente, pertanto diventa monito e fonte di riflessione su come, la sete di giustizia per un crimine di cui si è stati vittime, possa (so)spingere fino al punto di non ritorno in cui, da vittima, ci si trasmuta in carnefici.