Krait ha pubblicato il suo nuovo singolo, dal titolo “Shed The Skin” e noi le abbiamo chiesto di svelarci qualche dettaglio sull’uscita.
– Qual è stato il tuo primo contatto con la musica?
Fin da piccolissima ho amato la musica e cantare. Ho iniziato a suonare il pianoforte all’età di 7 anni. L’ho studiato per molto tempo per poi lasciare gli studi quando ho scoperto il canto. Ho iniziato cantando in una band rock al liceo, e da lì non ho più mollato. Ho iniziato a prendere lezioni, a studiare e a documentarmi. Sono passata dal rock, allo studio del jazz fino alle voci estreme.
Adoro il mondo del canto. Oggi, tra le altre cose, insegno canto moderno.
– Cosa cambia tra il tuo lavoro solista e ciò che continui a fare con la tua band Deceit Machine?
Krait è un progetto hip-hop che incorpora elementi metal, quindi molto legato a un certo tipo di beat e di sonorità. Deceit Machine invece è un progetto metal sperimentale: nei prossimi lavori ci sono degli inserti di elettronica e di parti rap, ma la parte strumentale è molto elaborata in ogni brano.
– Che esigenza ti ha spinta a scrivere in inglese e hai mai pensato di farlo in italiano?
Da quando ho iniziato a cantare, ho sempre cantato in inglese, un po’ per una questione di stile, un po’ perché amo la sonorità della lingua, mi trovo molto a mio agio ad utilizzarla. Inoltre, la stragrande maggioranza dei miei artisti preferiti sono americani o inglesi e questo ha influito molto sulla scelta della lingua.
Detto ciò, ammetto che in futuro mi piacerebbe provare a sperimentare qualcosa in italiano.
– Il tuo nuovo singolo, Shed The Skin, cosa vuole comunicare e raccontare?
Shed the Skin è il mio primo singolo, e vuole essere l’introduzione al mio nuovo mondo. Ci sono le atmosfere cupe, misteriose, e il mix di stili vocali che volevo riunire nel progetto. Ma Shed the Skin indica anche la volontà di cambiare, di mettersi alla prova, adattandosi a diversi stili musicali e contaminandoli fra loro.